AD: IL REFERENDUM PARTE ANCHE A BRESCIA

Inizieranno a breve anche a Brescia e provincia le operazioni di avvio della campagna referendaria per l’abrogazione della legge sull’ Autonomia Differenziata approvata recentemente in via definitiva dal Parlamento.

In una riunione appositamente convocata il 10 luglio presso la Sala Buozzi della Camera del Lavoro di Brescia sono stati infatti affrontati gli aspetti organizzativi riguardanti la distribuzione dei moduli vidimati, la raccolta delle firme, la loro autenticazione, la diffusione dei materiali di propaganda. L’impresa si presenta piuttosto impegnativa, dato che il termine ultimo per la presentazione delle sottoscrizioni è fissato al 30 settembre, ciò significa che non oltre la metà dello stesso mese sarà necessario cominciare la fase di controllo della loro validità per evitare annullamenti. Quindi in piena estate militanti e attivisti dovranno riuscire a convincere sul territorio varie migliaia di cittadini/e ad aderire alla proposta, aprendo banchetti nei mercati, nei pressi delle fabbriche, delle feste di partito o degli eventi all’aperto. D’ altra parte il fronte che si accinge ad affrontare questo compito è molto ampio. Alla riunione del 10 luglio erano presenti i rappresentanti, oltre che della CGIL naturalmente, anche di varie organizzazioni nazionali, politiche e della società civile, che nei giorni scorsi avevano depositato il quesito presso la Corte di Cassazione a Roma (Movimento Cinque Stelle, Partito della Rifondazione Comunista, ANPI, Coordinamento per la Democrazia Costituzionale) cui si sono aggiunte alcune realtà locali (ad esempio Libertà e Giustizia). Tutte andranno prossimamente a costituire il Comitato Provinciale per la promozione del referendum.

Fin dagli esordi, ormai un anno e mezzo fa, del percorso legislativo che ha portato all’ approvazione del DdL Calderoli sull’ Autonomia Differenziata, “Potere al Popolo!” ha espresso più volte la propria netta opposizione a questo progetto, ritenendolo distruttivo per il paese, in quanto sancisce la separazione dei ricchi, la distruzione di ciò che resta dello stato sociale in favore delle privatizzazioni, una ulteriore devastazione economica e sociale del Mezzogiorno. L’ Autonomia Differenziata provocherà insomma altra sofferenza in tutte le aree e le popolazioni più povere del paese, ma sarà in realtà alla fine un danno per l’intero Paese, come hanno mostrato i disastri dei venti sistemi sanitari regionali di fronte alla Pandemia.

“Potere al Popolo!” considera dunque quella sull’ Autonomia Differenziata una legge eversiva basata sulla differenziazione dell’azione pubblica, la quale non potrà che generare vantaggi solo per le Regioni più ricche, con la possibilità di trattenere il residuo fiscale di imposte e tasse all’interno dei territori, senza versarli allo Stato. Ciò non farà altro che aumentare le diseguaglianze fra le ricche Regioni del Nord e le Regioni del Sud, depauperate da anni di malagestione ma anche da anni di “dimenticanze” governative sia di destra, sia di pseudosinistra, che oggi versano in condizioni di enorme difficoltà in termini di servizi pubblici, strutture e infrastrutture e che diventeranno ancora più povere.

Il NO di “Potere al Popolo!” a qualsiasi forma di Autonomia Differenziata si fonda inoltre sul rifiuto di una politica che racconta frottole, che vende fumo, che favorisce imprenditori, speculazioni, che annuncia di migliorare la vita di tutte e tutti mentre prepara “gabbie salariali” con la creazione di contratti regionalizzati, mentre costringe studenti e studentesse in “gabbie culturali” in cui sviluppare piani di studio così calati sulle realtà economiche locali da renderli poco spendibili altrove.

Il NO di “Potere al Popolo!” al DdL Calderoli è stato insomma sempre forte, oltretutto perché essendo ampiamente noto che non ci sono fondi destinati a superare i gap  fra le Regioni del Sud e quelle del Nord, fra città e periferie, le disuguaglianze fra i territori si cristallizzeranno e in molti casi si accentueranno.

Per questi motivi “Potere al Popolo!”, ha agito affinché contro l’AD, fin dai suoi esordi parlamentari, crescesse una mobilitazione democratica sociale e civile per farla fallire, per mettere ogni possibile granello di sabbia nei suoi ingranaggi, per riaffermare la Costituzione antifascista, oggi compromessa e negata. In primo luogo il Parlamento avrebbe avuto il dovere di bocciare il progetto. Non è accaduto. Sarebbe toccato allora al Presidente della Repubblica, garante dell’unità nazionale, di non mettere la sua firma alla fine della Costituzione.
Nemmeno questo è accaduto. Sono necessarie allora , arrivati a questo punto, lotte e mobilitazioni di disobbedienza e rottura che rendano l’AD impraticabile.
In questo senso “Potere al Popolo!” dá sostegno e partecipa a tutte le iniziative contro l’AD , in tutte le forme che avranno e che si renderanno necessarie.

“Potere al Popolo!” tuttavia a livello nazionale non fa parte del Comitato Promotore del referendum abrogativo, da cui non è stato neppure contattato (cosa del resto avvenuta anche a Brescia). D’ altra parte il suddetto Comitato Promotore rispecchia esattamente, al vertice come in periferia, quel variopinto “Campo Largo Allargato” del  centrosinistra che “Potere al Popolo!” ha sempre contestato, e non senza ragione, pure rispetto al problema dell’ Autonomia Differenziata. Abbiamo un po’ di memoria.  La “riforma” del Titolo V della Costituzione che ha aperto l’autostrada legislativa che ora consente alla Destra-Destra di rifilarci l’Autonomia Differenziata fu approvata nel marzo 2001 da uno dei governi di Centrosinistra (Amato II) di cui facevano parte formazioni politiche successivamente confluite nel Partito Democratico o accasatesi nei paraggi. Si dirà: era un’altra epoca della politica, ora c’è il nuovo che avanza con il PD di Elly Schlein e guai a criticarlo, perché “il popolo della Sinistra” chiede unità. Ma noi abbiamo seri dubbi. Il PD adorava l’Autonomia Differenziata, tant’è che Bonaccini- oggi presidente del partito- la chiese per l’Emilia Romagna al governo Gentiloni fin dal 2018, senza fare retromarcia neppure quando la Schlein divenne, senza peraltro avere nulla da eccepire in proposito, sua vice. “Un accordo di portata storica a beneficio di un territorio virtuoso”, esultò il sito del Pd. E l’allora ministro Boccia (oggi capogruppo dei senatori PD) esaltò l’Autonomia come “nuovo patto sociale per la lotta alle disuguaglianze, al Nord come al Sud”. Oggi il PD, senza aver mai fatto un minimo di autocritica in merito all’ argomento, né spiegato perché ha cambiato idea, si è messo alla guida della Resistenza Referendaria all’Autonomia Differenziata. Eppure continuano ad esserci tante stranezze. Basterebbero ad esempio cinque regioni (e cinque regioni a guida PD ci sono) per far partire il referendum senza raccolta firme. Sta succedendo con lentezza e in maniera contraddittoria, forse perché una parte del PD è ancora favorevole all’Autonomia Differenziata? Il dubbio sorge. Alle regioni Campania ed Emilia-Romagna, il PD ha votato due quesiti: uno (che rischia di non passare alla Consulta) per l’abrogazione totale della legge Calderoli; l’altro per l’abrogazione parziale, ma molto parziale, talmente parziale da far gridare il costituzionalista Massimo Villone all’“imbroglio politico” di chi “finge di voler bloccare Calderoli e in realtà gli spiana la strada”. E questo sarebbe il partito-guida della lotta all’ Autonomia Differenziata.

“Potere al Popolo!”, perciò, non può- se esiste un minimo di coerenza e di logica- aderire a  comitati dove ci sono quelli che “un’altra Autonomia Differenziata è possibile”.  

Detto questo, “Potere al Popolo!”, con le proprie posizioni e senza accodarsi a Comitati Promotori imbarazzanti, parteciperà alla campagna di opposizione all’AD assieme alle forze che hanno promosso la manifestazione nazionale del 1° giugno 2024 a Roma contro il Governo Meloni e a chiunque voglia combattere l’AD in tutte le sue forme, in modo indipendente dal Centrosinistra e senza reticenze o ambiguità  che rafforzano la Destra.

Poi se ci sarà il referendum ovviamente farà campagna per il SI’ all’ abrogazione dell’ AD.

REDAZIONE