Il problema della “sicurezza” nei grandi centri urbani è da sempre uno dei cavalli di battaglia della propaganda dei partiti di Sistema in Italia. Brescia non fa eccezione. Il leader della Destra-Destra in Loggia, Fabio Rolfi, è ad esempio da tempo impegnato ad “aiutare” settori di cittadini di un paio di zone del capoluogo impegnati in raccolte di firme che denunciano la sempre maggiore “insicurezza” in varie vie e parchi, dovuta alla “politica disattenta e lassista” della Giunta Comunale di Centrosinistra.
L’ obiettivo della minoranza post-fascista e leghista in Loggia è insomma quello di far passare Brescia come città in cui interi quartieri vengono consegnati all’illegalità e migliaia di disperati vengono abbandonati al loro destino.
Ai primi di luglio 2024 si raccolgono così le lamentele di “alcuni” abitanti pronti a partire con una raccolta firme nella zona del Parco Tarello dove, nell’ area dedicata agli spettacoli, ci sono persone senza fissa dimora che con la loro sporcizia provocano odori sgradevoli e per le quali si propone l’allontanamento. E’ già pronta invece, per essere discussa in Consiglio Comunale, una petizione presentata e sottoscritta da trecento cittadini residenti nei quartieri Lamarmora e Villaggio Pertini (che contano circa 9.000 abitanti) in cui si denuncia il susseguirsi di furti ed atti di vandalismo e in cui si propone una serie di interventi massicci: potenziamento della videosorveglianza, presidi fissi delle forze dell’ ordine, recinzione del Parco Pertini e divieto di pernottarci, creazione di una piattaforma per la sicurezza urbana nella quale si inseriscano i dati e gli indirizzi dei cittadini che si assentano da casa per almeno una settimana, un più stretto coordinamento di tutte le vigilanze private attive nel capoluogo.
Qualcosa non quadra, però, perché i dati forniti dal comandante della Polizia Locale Cittadina dimostrano che “le denunce registrate al Comando risultano inferiori alle segnalazioni e ai reati” riportati dai firmatari della petizione.
La Destra-Destra di opposizione replica che la relazione presentata dal comandante, in linea del resto con quelle rese note in altre occasioni dalla Prefettura e dalla Questura sul problema della microcriminalità a Brescia, è “troppo tecnica e poco politica”. Si torna, insomma, alla famosa “insicurezza percepita” dal cittadino, che può essere notevolmente superiore a quella esistente, ma secondo la Destra-Destra non per questo va considerata meno concreta, anzi va ritenuta più vera di quella reale.
E ancora colpisce il fatto che negli stessi giorni d’ estate durante i quali monta in modo clamoroso l’ennesimo allarme sulla Brescia disturbata dai cattivi odori dei senza fissa dimora e in balìa della piccola criminalità comune, Legambiente Lombardia, attraverso la sua presidente Barbara Meggetto, rende noto il Rapporto Ecomafia 2024 che conferma la Lombardia stessa come prima regione del Nord Italia in quasi tutte le filiere della criminalità ambientale. Qui si tratta proprio di roba grossa, di grandi traffici loschi che impegnano le Direzioni Distrettuali Antimafia in un’opera di contrasto fatta di inchieste vaste e articolate. E Brescia detiene in questo campo una sorta di primato dei primati, infatti risulta al primo posto per numero di reati ambientali totali, di denunce e di sequestri. Si parla di centinaia e centinaia di crimini e di azioni giudiziarie in risposta. Il nostro capoluogo è al vertice, in particolare, per illeciti nel ciclo del cemento e relativi denunciati, seconda per illeciti nel ciclo dei rifiuti ma in questo caso il primato viene riconquistato per numero di denunciati in collegamento a tale tipo di illeciti. Parliamo sempre, tra l’uno e l’altro aspetto, di svariate centinaia di casi. Tutta questa area di azione della grande criminalità, inoltre, è sempre più nelle mani delle mafie ormai ben radicate in Lombardia, a partire proprio dal Bresciano.
Ci si aspetterebbe dunque che i politici locali, quelli di opposizione così come quelli di governo, alzassero l’allarme anche nei confronti delle organizzazioni della criminalità economica. Ciò non avviene, o almeno avviene in misura assai minore rispetto al risalto che caratterizza il dibattito pubblico sull’ “insicurezza percepita” di cui abbiamo riferito nella prima parte di questo articolo. Evidentemente, quella della ramificata, insidiosa presenza della grande criminalità mafiosa nel Bresciano è una “insicurezza non percepita” dai politici di Destra-Destra e di Centrosinistra.
Così, anche grazie a questa sottovalutazione, se non proprio indifferenza, la mafia si è radicata ovunque. Le numerose inchieste portate avanti dalla magistratura, la presenza, anche nel Comune di Brescia, di un numero rilevante di beni confiscati dimostrano che l’ infiltrazione mafiosa è diventata un’emergenza sociale della quale bisogna prendere atto prima che le organizzazioni mafiose con l’aiuto di colletti bianchi e dipendenti pubblici “infedeli” diventino sempre di più padrone del tessuto economico Bresciano.
A livello regionale, numerosi sono i provvedimenti che potrebbero essere attuati:
- contrastare l’usura, aumentando i controlli, i fondi di solidarietà e i mutui agevolati, e rafforzando in generale le misure a sostegno degli imprenditori lombardi che ne sono vittime;
- potenziare il sostegno economico e la protezione alle imprese vittime di racket: troppe aziende che si ribellano all’estorsione e scelgono la legalità vanno poi incontro al fallimento e sono abbandonate dallo Stato;
- attuare una stretta sugli appalti in regime derogatorio di somma urgenza, maggiore trasparenza e controlli soprattutto nel settore delle costruzioni;
- contrastare i fenomeni corruttivi e al riciclaggio di denaro sporco.
Ma anche a livello comunale qualche azione significativa potrebbe essere compiuta:
- costituire una commissione comunale antimafia atta a favorire e raccogliere le denunce dei cittadini e a monitorare il fenomeno mafioso;
- destinare poste adeguate di bilancio (provenienti dalla quota di partecipazione del Comune di Brescia in A2A) ad un fondo per il recupero dei beni confiscati alle mafie che, dopo anni di abbandono e di incuria, andrebbero destinati ad un riutilizzo sociale;
- stanziare poste adeguate per favorire la diffusione della cultura dell’antimafia sociale nelle scuole della città, promuovendo spettacoli teatrali sul tema e incontri con esponenti dell’antimafia sociale.
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