A2A, NON SOLO GENDER EQUALITY: UN PROMEMORIA

In questa estate 2024, i cittadini bresciani hanno appreso che il gruppo A2A per il secondo anno consecutivo ha ottenuto un ambito riconoscimento per la parità di genere.

Si tratta dell’ attestato della “RINA”, multinazionale di certificazione attiva in più di 70 Paesi, che ha rilevato (come ovvio dietro adeguato emolumento)  per il 2023 la coerenza delle attività di 13 società del colosso economico-finanziario (ampliando il perimetro rispetto alle 6 già riconosciute nel 2022) per l’attuazione di misure concrete al fine di colmare il divario di genere. Ciò significa che in A2A, A2A Energia, Amsa, Aprica, Gencogas e Unareti, A2A Ambiente, A2A E-mobility, A2A Ciclo idrico, A2A Calore e servizi, A2A Smart City, A2A Illuminazione Pubblica e A2A Services  Real Estate (queste le denominazioni delle tante membra del gigante) è stato implementato un sistema di gestione della gender equality   che garantisce l’ equilibrio di genere nelle assunzioni, la parità salariale, le opportunità di crescita, l’armonia tra vita lavorativa e privata, cura e genitorialità, nonché azioni per la prevenzione di ogni forma di abuso fisico, verbale o digitale sui luoghi di lavoro.

A2A si presenta, così, come “un’azienda attenta, evoluta e aperta al futuro” che ha a cuore la tutela e la valorizzazione della diversità di genere. Questa immagine dolce e bella costituisce senz’ altro una boccata d’ossigeno per una realtà le cui scelte nel corso degli anni hanno provocato una serie di controversie certo poco lusinghiere, in un rapporto sempre più difficile non con i politici locali (sempre pronti anzi a tesserne le lodi) ma con la cittadinanza nel suo complesso.

Allora una sorta di piccolo promemoria non è inopportuno, per capire meglio che cosa c’è dietro l’immagine green, sostenibile e ora anche gender equality della “Life company”, al fine di avere chiari tutti gli elementi del quadro.

Nel gennaio 2008 nasceva, non senza polemiche, dalla fusione tra l’ex Azienda Servizi  Municipalizzata (ASM)  bresciana e l’ Azienda Elettrica Milanese (AEM), e con l’ingresso del capitale privato, la multiutility A2A quotata in Borsa. Oggi è ormai diventata un player europeo non solo della produzione e vendita di energia, gas e dell’incenerimento dei rifiuti, ma anche finanziario. Benché in essa rimanga una significativa parte di capitale pubblico (i principali azionisti sono i Comuni di Milano e Brescia con il 25% a testa delle quote, mentre il restante 50% è in mano al mercato, tra i soci ci sono anche grandi e famigerati fondi esteri come BlackRock, Vanguard, M&G o propaggini di banche commerciali come JPMorgan o BNP Paribas) si comporta come una qualsiasi azienda privata, dedita a fare profitti in fin dei conti sulla pelle della comunità che a Brescia nel lontano 1908, durante la sindacatura di Girolamo Orefici, esponente della Sinistra zanardelliana, appoggiato da una maggioranza composta da liberali progressisti, repubblicani e socialisti, aveva fatto nascere l’ Azienda Servizi Municipalizzata .

A2A ha un capitale sociale che ammonta a € 1.629.110.744 (suddiviso in 3.132.905.277 azioni ordinarie del valore nominale di € 0,52).  Sul mercato azionario oggi, mentre scriviamo, le azioni di A2A sono quotate intorno a € 1,9 ciascuna. Il valore reale e non nominale di A2A si aggira perciò intorno ai 6 miliardi di euro. Il Comune di Brescia (cioè i cittadini e le cittadine residenti) possiede il 25% delle azioni di A2A, quindi un patrimonio da un miliardo e cinquecento  milioni di valore reale. Insomma, è come se ogni persona residente a Brescia avesse la fortuna di ritrovarsi comproprietaria di A2A, essendo titolare di una quota di A2A stessa sotto forma di azioni, per circa € 7.500, arrotondando per difetto. Di fronte a tanta ricchezza c’ è da stare allegri dunque per i Bresciani? Mica tanto.

Infatti dal 2022 ad oggi la cittadinanza dalla A2A ha ricevuto rincari delle bollette energia di oltre il 100% per l’elettricità e di oltre il 50% per il gas rispetto al 2021.

E il paradosso è che la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti (umido, vetro e metalli, carta, plastica) -che poi A2A ricicla e che vanno all’inceneritore- sta all’origine del ciclo di produzione dell’energia che paghiamo in bolletta.

Insomma: qui a Brescia in un certo senso tutte e tutti lavoriamo per A2A e paghiamo sempre più salato per il lavoro che facciamo! Così nel corso di un quindicennio il potere del colosso è diventato tale che è esso a determinare le scelte del Comune, con ricadute sull’ambiente in cui viviamo e sui servizi essenziali di cui fruiamo, quando dovrebbe essere esattamente il contrario. Non è un caso che nell’ istituzione comunale i politici di Destra-Destra e di Centrosinistra un confronto aperto sulla “Questione A2A” nel suo insieme non pensino neppure di metterlo all’ ordine del giorno. Una sorta di rispetto quasi sacrale nei riguardi dell’Azienda accomuna in Loggia infatti i politici locali a qualunque schieramento essi appartengano, di governo così come di opposizione. Meno devoti invece si sono dimostrati i semplici cittadini.

Fin dal 2014 gruppi di ambientalisti avevano denunciato una serie di criticità molto preoccupanti.

Brescia risulta infatti la terza città d’Europa per la peggior qualità dell’aria e il termovalorizzatore gestito dall’ A2A è uno dei più grandi del Vecchio Continente. La provincia di Brescia produce 270.000 tonnellate all’ anno di rifiuti urbani, con tendenza alla diminuzione per effetto della raccolta differenziata. L’inceneritore ne brucia però 800.000 raccolti da ogni parte d’ Italia, producendo ceneri da smaltire e polveri sottili.

Partendo da questi dati, comitati di attivisti avevano chiesto, promuovendo una apposita petizione che aveva raccolto migliaia di firme, ai sindaci di Brescia e Milano, proprietari della maggioranza azionaria di A2A:

  1. lo spegnimento immediato di una delle tre linee attualmente in funzione;
  2. la graduale riduzione della sua capacità di incenerimento, per giungere alla dismissione di questa obsoleta tecnologia secondo le direttive UE;
  3. la trasformazione di A2A in una moderna azienda capace di coniugare business e sensibilità ambientale.

Ovviamente l’appello rimase inascoltato.

Nell’ autunno del 2022 si sono visti invece bruciare anche a Brescia, durante un flash-mob tenuto proprio di fronte la sede di A2A in via Lamarmora, da parte di cittadini aderenti alla Rete “Noi non paghiamo”, nata in Gran Bretagna nei mesi precedenti e diffusasi in tutta Europa, le bollette dell’energia e del gas sia della multiutility bresciana sia di Enel e altri gestori. «Basta alle speculazioni sulla nostra pelle!» era lo slogan dei manifestanti, che chiedevano di requisire gli extra profitti delle grandi aziende dell’ energia e rendere pubblico il mercato. Sono arrivate di nuovo richieste specifiche ai sindaci di Brescia e di Milano di intervenire su A2A per riportare i prezzi a quelli del 2021 e per scongiurare gli aumenti spaventosi. Il comitato locale della Rete “Noi non paghiamo” chiedeva un incontro, perché le aziende si arricchivano, le spese militari aumentavano e le bollette crescevano enormemente: così non poteva andare avanti, denunciavano gli attivisti. E proponevano una svolta, una politica seria e strutturata. L’ unica soluzione per mettere in sicurezza le famiglie e abbassare i costi energetici poteva consistere nell’ intervento pubblico per arginare le pretese di chi si era approfittato e continuava ad approfittarsi di una crisi provocata dalle scelte belliciste (il pretesto dei rincari era stato infatti la situazione creatasi a causa della guerra in Ucraina) ed antiecologiche.

Invece così è andata avanti, perché ovviamente i decisori politici locali si sono guardati bene dall’ importunare l’A2A e tanto meno dall’ incontrare i cittadini che si erano mobilitati.  La potente azienda se l’è cavata alla fine con una bacchettata dell’Antitrust, che ha avviato un procedimento istruttorio nei suoi confronti, come di altre società fornitrici di energia, scagionandola peraltro da ogni addebito dopo una breve querelle legale.

Però l’ anno successivo A2A è tornata alla ribalta cittadina per un’ altra vicenda ben poco edificante,  alla fine di novembre del 2023,   quando le soldatesche di Israele da più di un mese stavano portando avanti la feroce vendetta degli Ebrei nei confronti della popolazione civile palestinese inerme, e non solo contro i guerriglieri di Hamas responsabili dell’ attacco del 7 ottobre. Si è saputo infatti che il colosso bresciano-milanese   aveva “ampliato le attività di innovazione in Israele” attraverso un accordo di partnership strategica con il fondo di VC SIBF. Un fondo legato anche all’industria degli armamenti, complice attivo del massacro in atto a Gaza e in Cisgiordania.

Per denunciare questo ulteriore esempio di cinismo, un gruppo di militanti appartenenti a “Potere al Popolo!”, al Collettivo Gardesano Autonomo e a Sinistra Anticapitalista ha organizzato un altro flash-mob di protesta all’interno della sede di A2A di Via Lamarmora, conclusosi senza incidenti. Muniti di megafono, volantini e una bandiera palestinese, gli attivisti hanno informato i clienti e gli impiegati presenti di questo accordo, riscuotendo l’approvazione e il sostegno da parte di molti. All’uscita gli attivisti hanno trovato ad accoglierli polizia e Digos, chiamati dalla direzione A2A, che hanno chiesto a tutti i documenti d’identità.

“Potere al Popolo!” ritiene che la situazione creata da A2A a Brescia e nel resto della provincia con il tipo di presenza finora tenuto non sia immodificabile. Tuttavia sarà possibile cambiare a vantaggio degli interessi della cittadinanza solo mediante una serie di interventi capaci di ri-orientare l’attività dell’azienda stessa in senso sociale.

Due sono gli essenziali provvedimenti di riforma che si potrebbero adottare nel medio e lungo periodo:

  • ricondurre in una prima fase la missione dell’ A2A ad una funzione sociale ristabilendo un ruolo di indirizzo e di controllo, oggi completamente assente, da parte dell’amministrazione comunale e una decisiva partecipazione di quest’ ultima nella definizione delle linee strategiche dell’azienda tenuto conto della sua natura di società per azioni;
  • realizzare compiutamente in una seconda fase, dopo un’ attenta analisi delle modalità della complessa ma realizzabile operazione, una radicale modifica dell’orientamento sociale trasformando l’assetto giuridico dell’azienda in quello  di “azienda speciale” di totale proprietà pubblica.

Nel frattempo e nell’ immediato dovrebbero essere adottati i seguenti interventi:

  • utilizzare i formidabili superprofitti contabilizzati a bilancio per ridurre le bollette del gas e dell’energia elettrica che stanno vessando e mettendo in ginocchio migliaia di cittadini;
  • attrezzare l’inceneritore con un sistema innovativo  di “cattura della CO2” di cui ormai sono dotati i più evoluti impianti europei, in previsione, anche, dell’estensione dell’ETS (Emission Trading System) agli impianti di incenerimento;
  • chiudere la terza linea dell’inceneritore;
  • realizzare con il supporto e il finanziamento dell’ A2A un ampio progetto di rimboschimento e messa a dimora di alberi in tutto il perimetro della città .

REDAZIONE