CENTROSINISTRA BRESCIANO: A DIFESA DELL’ AMBIENTE, MA ANCHE A FAVORE DELLA CEMENTIFICAZIONE

Nella pentolone degli affari bresciani sta bollendo qualcosa di grosso che interessa l’ ambiente.

Molti cittadini ricordano le promesse della coalizione di Centrosinistra durante la campagna elettorale per le Comunali del maggio 2023 , solennemente ribadite, dopo la vittoria, nella seduta del Consiglio Comunale dell’8 settembre di quello stesso anno, dalla neo-sindaca Laura Castelletti con l’ esposizione delle “Linee Programmatiche di Mandato” piene di belle espressioni. Ne citiamo solo alcune fra le più significative: “Immaginiamo e costruiamo per Brescia un futuro sostenibile”, “Verso una città solidale con l’ambiente”, “Limitare al massimo l’espansione della città costruita, assicurando protezione dalle trasformazioni future alla cintura verde che abbraccia la città costruita”.

Molti hanno soprattutto ancora impresso nella memoria il mirabolante progetto della suddetta coalizione (ricca peraltro di Verdi per tutti i gusti, dai FFF agli Attivi, ai Green, agli Europei) di piantare 200.000 alberi a Brescia entro il 2030. Ebbene, fino ad oggi non si vede ombra, o meglio tronco, di questa imponente opera di “riforestazione urbana” senza precedenti, che per tenere il ritmo dovrebbe vedere la piantumazione in media di 78 nuovi alberi al giorno da qui al 31 dicembre 2030. Va be’- si potrà obiettare- si sa, in campagna elettorale e poi nei discorsi d’ insediamento se ne dicono tante, perciò è inutile mettersi a fare i pignoli.  Ma obiettivamente c’è- ribadiamo- qualcosa di grosso che è emerso tra l’inverno e la primavera di questo 2024.

Si è saputo infatti che sono in procinto di decollare ben altri “progetti”. Uno è quello di un nuovo polo logistico Italmark, la cui collocazione è prevista nella ex cava Gaburri a Buffalora. L’edificio dovrebbe occupare 56.000 metri quadrati, insomma mica una bagattella. Ci si può facilmente immaginare che cosa potrebbe provocare questa ennesima cementificazione in termini di impatto ambientale nella zona.

La principale preoccupazione riguarda l’aumento del traffico, stimato in circa 2.000 ingressi giornalieri di mezzi pesanti che utilizzerebbero le 89 baie di carico previste. L’ afflusso andrebbe a scaricarsi sull’hinterland, nell’ area del Comune di Rezzato in particolare, aumentando ancora se possibile (essendo quella una delle zone già più impestate della provincia) l’inquinamento e peggiorando la qualità dell’aria. Il fatto che non ci sia stata alcuna discussione preliminare tra le amministrazioni di Brescia e Rezzato ha esacerbato le tensioni.

Rezzato ha sottolineato che la Giunta bresciana sta portando avanti un “progetto” che potrebbe avere un impatto ambientale peggiore perfino della nuova discarica Castella 3, un gigantesco sito a ridosso dell’ autostrada in grado di ricevere 120.000 tonnellate di rifiuti l’anno, recentemente approvata dalla Provincia e già oggetto di opposizione da parte di Rezzato e dei comuni vicini! L’ irritazione dei Rezzatesi è stata poi esasperata dalla decisione della Giunta Castelletti di proseguire senza consultazioni, ignorando anche le richieste di ampliamento del Parco delle Cave. Così, riepilogando, il nuovo polo logistico si troverà a poca distanza dalla futura discarica Castella 3…  Il Comune di Brescia a maggioranza di Centrosinistra, dal canto suo, difende il “progetto Italmark” con le argomentazioni caratteristiche di qualunque amministrazione di Destra, ossia sostenendo che esso porterà benefici economici significativi, migliorando l’efficienza logistica della zona e creando nuovi posti di lavoro. Insomma, la solita grande opportunità di crescita economica da non lasciarsi sfuggire, in linea con gli obiettivi di sviluppo del territorio. Più o meno gli stessi slogan che avevamo sentito, ad esempio, ai tempi della edificazione del mega centro commerciale Freccia Rossa dalle parti della stazione di Brescia, anch’ essa benedetta da un’amministrazione comunale di Centrosinistra, poi abbiamo visto come è andata a finire.

Ma non basta.

È infatti in arrivo un altro “progetto”, quello di un polo logistico da «ultimo miglio» dietro alla caserma Papa, nell’enorme area dismessa di 90 mila metri quadrati della Maf Logistic (Gruppo Germani), a fianco dei magazzini già attivi della Sda (Poste Italiane). A cercare locatari sul mercato è la Dils (ex Redilco & Sigest), società di punta nel settore dei servizi immobiliari integrati, che ha annunciato l’imminente costruzione dei moduli prefabbricati in quest’area ad uso corriere espresso di circa 14.000 mq. Il permesso di costruire è stato rilasciato dalla Loggia ancora  nell’ Era Del Bono e la convezione urbanistica con Maf Logistic è stata aggiornata nel 2022, per integrarla all’operazione che il Demanio farà sulla Papa (in arrivo la nuova caserma della Finanza e Dogane).

Si è pensato di “rigenerare” in tal modo una grande porzione dei 780 ettari di aree dismesse presenti in città (tra Papa e Maf gli ettari sono 140).

Però anche in questo caso aumenterà il traffico di mezzi pesanti: decine di camion e furgoncini ogni giorno arriveranno e partiranno dai magazzini, portando altro traffico dentro la città. Ci si chiede dunque se le potenziali criticità viabilistiche siano state approfondite, perché l’ ulteriore afflusso di mezzi pesanti potrebbe essere un bel problema per via Oberdan e la Tangenziale Ovest, considerando che in futuro nella stessa area sarà collocata, per non farsi mancare niente, anche la Motorizzazione.

Alle obiezioni si risponde che è stata prevista una nuova strada tra via Franchi e via San Bartolomeo. Si aggiunge che la Tangenziale Ovest è un’arteria di deflusso e che la movimentazione delle merci avverrà prevalentemente prima dell’alba, non sommandosi al traffico dei lavoratori pendolari (e ci sarebbe mancato pure quello… !). Asfalto e cemento insomma la faranno comunque da padroni.

Non stupisce allora se in un recente sondaggio effettuato del Sole24 Ore nelle città capoluogo, la sindaca Laura Castelletti registri un gradimento del 50%, che significa un 4,8% in meno rispetto al risultato uscito dalle urne poco più di un anno fa. Questo la pone, in classifica, fra il 59esimo e il 61esimo posto su 80. Ma lei insiste: “Confido che i nostri concittadini apprezzeranno la visione che stiamo mettendo in atto, quella di una Brescia sempre più attenta all’ambiente […]”. Tuttavia è evidente che, tra “riforestazioni urbane” solo immaginarie e cementificazioni invece già in fase di concretizzazione, per non parlare della gestione della sicurezza sulla scia delle proposte dell’ultradestra di opposizione (ne abbiamo discusso su questo blog in un altro articolo), qualche dubbio comincia a serpeggiare nell’elettorato di Centrosinistra. Ed è giusto che sia così.

Anche “Potere al Popolo!” qui a Brescia tutto questo grande impegno della Giunta Castelletti per la difesa dell’ambiente finora proprio non l’ha notato. Gli ultimi fatti di cui abbiamo parlato, anzi, ci rafforzano nella sensazione- che del resto avevamo avuto fin dai suoi esordi- che la sindaca predica bene, ma razzola male.

D’ altronde comprendiamo, considerati i costi della campagna elettorale per le Comunali dell’ anno scorso, con spese lievitate- per l’ uno e per l’altro dei due contendenti principali- a centinaia e centinaia di migliaia di euro, che qui a Brescia nè per il Centrosinista di governo nè per la Destra-Destra di opposizione sia conveniente andare ad urtare, facendo scelte coraggiose e diverse, la suscettibilità di certi ambienti (im)prenditoriali che detti schieramenti sovvenzionano e che vogliono vedere sostenuti i loro interessi e le loro “visioni”.

Non c’è alternativa a tutto questo? Sì che c’è, da tempo proposte radicalmente innovative in campo urbanistico e ambientale sono state messe in campo. E sono quelle che ci sentiamo di condividere: un nuovo Piano di Gestione del Territorio basato sull’ idea di  “consumo di suolo negativo” superando il concetto di “consumo di suolo zero”, con l’ obiettivo del 30% di aree edificabili/edificate da restituire a verde rinaturalizzandole.  Mettere uno stop a nuovi centri commerciali o logistici. Creare piantumazioni diffuse nelle aree non edificate, in specie lungo autostrade e tangenziali, di essenze  autoctone (carpini-platani-olmi), da affidare a disoccupati, cassintegrati, possibilmente organizzati secondo schemi mutualistici, perchè anche così si creano posti di lavoro. Rilanciare l’agricoltura periurbana attraverso un piano di gestione delle aree comunali per favorire la coltivazione delle molte aree incolte o abbandonate.

FILIPPO RONCHI