“LA PALESTINA CHE VOGLIAMO” INTERVISTA A UN’ ATTIVISTA PROPAL

  • Le chiediamo di presentarsi. Come si chiama? Che attività svolge a Brescia, sia a livello di studio, sia a livello di impegno per la causa palestinese?

Mi chiamo Mariam Ghassan, ho 25 anni, studio “Sistemi Agricoli Sostenibili” all’ Università di Brescia, dal 2016 sono un’attivista, presto anche servizio civile in ambito locale, mi piace mettermi in prima fila per sostenere i diritti umani in generale, come mi piacerebbe che gli altri si mettessero in gioco per sostenere la causa palestinese. Faccio parte da tempo dell’“Associazione Giovani Palestinesi d’ Italia”, di cui sono la referente per Brescia.

  • Quali sono le caratteristiche della comunità palestinese che vive a Brescia?  Si tratta anche di profughi?

La comunità palestinese di Brescia è formata per la maggior parte da adulti di prima generazione, trasferitisi in Italia per trovare lavoro. Non pochi di essi sono medici che operano attualmente presso le più importanti strutture ospedaliere cittadine (Sant’ Anna, Poliambulanza, Spedali Civili). Meno numerosi sono i giovani di seconda generazione, che si conoscono però tutti tra loro. Negli ultimi anni si è notato anche l’afflusso in città dalla Cisgiordania, da Gaza (fin quando è stato possibile), da Israele (provenienti dalla parte della Palestina occupata dai sionisti subito dopo la guerra del 1948), di studenti che vengono presso l’Università di Brescia a perfezionare con dottorati, master, progetti Erasmus, il loro percorso. Non sono presenti profughi, nè richiedenti asilo provenienti da Gaza o da altre zone della Palestina.

  • In che modo, nel corso di quest’ anno, la comunità palestinese a Brescia ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica locale sulla tragedia che sta vivendo il suo Paese?

Attraverso due organizzazioni, l’“Associazione Amicizia Italia-Palestina” ed il “Coordinamento Palestina di Brescia”, che si riuniscono regolarmente, a partire da metà ottobre 2023 si sono susseguite a cadenza settimanale in città manifestazioni, conferenze, incontri con attivisti e con le stesse autorità locali in occasione dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale del capoluogo della mozione IHRA, che equipara l’antisionismo all’ antisemitismo. Abbiamo incontrato anche il Rettore dell’ Università. Le iniziative hanno visto la partecipazione delle comunità musulmane della città e di altri gruppi, come “Sanitari per Gaza”.

  • Qual è la sua valutazione sui fatti del 7 ottobre 2023?

A nome dei giovani palestinesi, e non solo a titolo personale, posso affermare che il 7 ottobre 2023 rappresenta per noi una data importante. Noi la vediamo come: “L’ inizio della fine”. Il 7 di ottobre è infatti l’inizio della liberazione del nostro popolo dall’ oppressione sionista e la fine dell’oscuramento a livello mondiale della tragedia che il popolo palestinese vive non solo dall’ ottobre 2023, ma dal 1948 a causa dell’occupazione sionista. Fermare il genocidio insito nel “progetto sionista”, fermare l’occupazione, liberare il popolo palestinese e giungere alla sua autodeterminazione, sono gli obiettivi del nostro impegno e della nostra lotta. Tutto questo lo rivendichiamo in base alle risoluzioni dell’ ONU e all’applicazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.

  • Qual è il futuro che sperate si possa realizzare in Palestina? Come va risolto, a vostro parere, il problema della convivenza dei due popoli, palestinese ed ebreo?

Di pacifica convivenza tra due Stati separati per due popoli si poteva parlare all’ epoca degli “accordi di Oslo” del 1993. Ora come ora è impossibile. Noi giovani palestinesi ci definiamo “generazione post-Oslo”, perché abbiamo valutato le conseguenze degli errori e delle scelte politico-militari di chi ci ha preceduto. Abbiamo visto come è andata a finire.

Noi vogliamo una Palestina libera “dal fiume al mare”, plurietnica, che accolga al suo interno culture e religioni diverse. Non si tratta di escludere gli Ebrei e questo a prescindere dal loro numero. Durante le loro prime migrazioni, precedenti al 1948, gli Ebrei provenienti dall’ Europa erano stati sempre i benvenuti in Palestina, dove avevano iniziato a creare i loro kibbutz  organizzandosi, per propria scelta, in comunità isolate. Non troverete mai un Palestinese che vi dirà: “Io non voglio un Ebreo come mio vicino”. Troverete piuttosto Palestinesi che vi diranno: “Non vogliamo che ci sia un’ideologia politica come il sionismo all’ interno della Palestina”. Noi ribadiamo sempre questo punto fondamentale: non siamo contro gli Ebrei, ma siamo contro i sionisti. Rifiutiamo l’ideologia politica del sionismo, non gli Ebrei in quanto tali. Ebraismo e sionismo non sono concetti sovrapponibili o interscambiabili. Uno dei punti fondamentali del “progetto sionista”, che prevale attualmente all’ interno della comunità ebraica di Israele, è infatti quello della pulizia etnica, dell’annientamento del popolo palestinese, della sua cancellazione, come ciò che sta accadendo dall’ottobre 2023 dimostra ormai con tutta evidenza, malgrado l’opera di disinformazione e distorsione della realtà dei mass-media occidentali.

Immagine di una cittadina palestinese negli Anni Trenta del Novecento

  • Qual è allora il vostro giudizio rispetto alla sicura presenza, in questa futura Palestina plurietnica cui aspirate, liberata dall’ ideologia sionista, di gruppi fondamentalisti islamici molto forti, che non sono certo un esempio di tolleranza verso gli appartenenti ad altre religioni, culture o etnie?

Non ci dobbiamo porre adesso questa domanda, perché non è stato nemmeno compiuto il primo passo, quello della liberazione della Palestina dal sionismo. Tuttavia una volta ottenuto questo obiettivo storico, noi pensiamo a elezioni democratiche, in cui Palestinesi ed Ebrei non sionisti saranno chiamati a votare per una pluralità di partiti, dai comunisti agli islamisti- magari si formerà anche un partito di giovani assolutamente nuovo- scegliendo, senza costrizioni e valutando i vari progetti politici, a chi affidare il governo del Paese, per costruire un nuovo Stato ed una nuova vita.

  • Che informazioni avete sugli Ebrei non sionisti all’ interno d’ Israele?

Sono pochi, magari rifiutano la leva militare e per questo subiscono processi, carcerazioni, emarginazioni. Ma sono proprio essi che si interfacciano con i Palestinesi e danno loro una mano. Voglio qui ricordare il gruppo “Breaking the silence” (BtS) un’organizzazione non governativa israeliana fondata da veterani dell’esercito israeliano che hanno capito di stare dalla parte del torto o che hanno subito traumi psichici  a causa della loro esperienza sui teatri di guerra dal 2004 in poi.  Sono state pubblicate raccolte di resoconti allo scopo di informare il pubblico israeliano sulle condizioni in queste aree. La missione dichiarata dell’organizzazione è appunto “rompere il silenzio” che circonda le atrocità compiute dall’ IDF, per questo è fortemente osteggiata dai governi israeliani. 

. E’ stato annunciato per il 7 ottobre prossimo un presidio a Largo Formentone indetto dal ”Coordinamento Palestina di Brescia”. Che significato intendete dare a questa mobilitazione proprio nel giorno dell’anniversario dei sanguinosi attacchi compiuti da Hamas e da altri gruppi contro gli insediamenti ebrei a ridosso di Gaza?

Finora la Questura e il Comune di Brescia non hanno mai negato il diritto di manifestare ai Palestinesi in città. Spero nel meglio anche per questa volta. Aspettiamo l’autorizzazione. Non avevamo mai visto un movimento a favore della Palestina come quello attuale, così duraturo e convinto. Sono fiduciosa.   

Il 7 di ottobre ricorderemo che a partire da tale data nel 2023 è iniziato il genocidio dei Palestinesi. Da quel momento non si è più fermato, mentre il conflitto si espande a macchia d’olio coinvolgendo il Libano e l’Iran.

Post-scriptum: nella mattinata di giovedì 3 ottobre 2024 “Brescia del Popolo” ha realizzato questa intervista con Mariam Ghassan. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno la Questura ha comunicato la proibizione del presidio indetto a Brescia in solidarietà con il popolo palestinese per il 7 ottobre 2024.