A BRESCIA LA “RIFORESTAZIONE URBANA” SI FA CON COLATE DI CEMENTO VERDE

NON IL BOSCO URBANO, MA “L’IDEA DEL BOSCO URBANO”

Da gran tempo se ne parlava (addirittura dal   2015). Qualche giorno fa se ne è avuta ufficialmente la conferma. La “riqualificazione” di un’enorme area degli ex Magazzini Generali a Brescia (100.000 metri quadrati circa) si farà. E si farà- dicono gli amministratori del capoluogo- in base a criteri di sostenibilità e attenzione per l’ambiente.

I cittadini bresciani saranno dunque finalmente testimoni dell’avvio dell’imponente opera di “riforestazione” della Leonessa d’ Italia con 200.000 alberi promessa da Laura Castelletti, la sindaca sognante, durante l’ultima campagna elettorale? Il BR (Blocco Reazionario) d’ opposizione incalzerà pretendendone mezzo milione, di alberi, come già aveva rilanciato nel corso della medesima campagna elettorale? Niente di tutto ciò. 

Si tratterà dell’ ennesima mega-lottizzazione urbana. Nel primo lotto sorgerà infatti un grandioso albergo di 9 piani comprendente oltre 120 camere.  Con ulteriori colate di cemento si creeranno edifici ad uso di abitazione per un totale di 110 appartamenti. Anzi, la “Pohl Immobilien” di Bolzano, che per ora sviluppa il lotto alberghiero e una parte del residenziale, si è messa a disposizione, bontà sua, per realizzare ancora case su un altro lotto.    Buona parte degli appartamenti sarà dedicata agli affitti, soluzione sempre più richiesta dal “mercato” (ma su questo particolare torneremo). Per non farsi mancare niente, sulla zona strategica della città atterrerà anche la prima linea del tram. Senza contare la prossimità con la TAV. La sfida degli ex-Magazzini Generali, che fino ad oggi aveva  visto “solo” la realizzazione del maxi-centro commerciale “Nuovo Flaminia” che ha preso in gestione il Parco (ma meglio sarebbe dire il Vasto Prato con alcune panchine) intitolato a Guido Alberini, dunque continua.  

Sicuramente qualcuno si starà chiedendo dove sarebbe, in tutto questo contesto, la “riforestazione urbana” tanto decantata nei programmi elettorali di Laura Castelletti e di tutti i partiti, gruppi, movimenti “verdi” bresciani nelle loro diverse sfumature, che la sostenevano. Qualcun altro si domanderà che cosa c’entri una simile eruzione cementizia con i criteri di sostenibilità e attenzione per l’ambiente.  Ebbene, chi si pone simili domande mostra di non aver compreso la scaltra modernità del Partito Unico degli Affari (PUA) che controlla Brescia. Il verde ci sarà, eccome se ci sarà. Nei palazzi. I nuovi edifici saranno infatti in armonia con “l’idea di un bosco”, grazie a facciate verdi integrate nel sistema costruttivo in legno. Ricoperte insomma da una serie di piante o rampicanti su supporto verticale, con “vegetazione autoctona e dallo scarso fabbisogno d’ acqua”, dette facciate offriranno, a sentire i palazzinari del Terzo Millennio, “vantaggi ambientali”. Cose peraltro già viste a Milano.

SUPERARE L’ OSTACOLO “CASERE” PER FINIRE IL LAVORO

Ci sono ancora parecchi metri quadri che restano fuori dalle operazioni edificatorie. A cominciare dalle cosiddette “Casere”, i depositi di formaggi che, per il loro interesse storico-architettonico, si trovano sotto il vincolo della Soprintendenza alle Belle Arti e quindi impediscono “l’espansione del mercato immobiliare”, ma chi di dovere si ripromette di risolvere anche questo problema. Da tenere presente, inoltre, il fatto che nel medesimo quadrante cittadino di via Sostegno, esistono progetti di “rilancio” a sud della ferrovia attraverso la costruzione di ulteriori edifici per la residenza e il terziario, a partire, guarda caso, dalla nuova sede dell’ A2A.   

LE COMPLESSE ARTICOLAZIONI DEL PUA (PARTITO UNICO DEGLI AFFARI) IN AZIONE A BRESCIA

Per quanto concerne i lavori di cui stiamo parlando, essi cominceranno nella prossima primavera. A perfezionare l’operazione, attraverso aggiustamenti di piani volumetrici e convenzioni con il Comune, ci hanno pensato l’ “Istituto Atesino di Sviluppo” e la “Finanziaria di Valle Camonica”. I due soggetti controllano, tramite “Iniziative Bresciane SpA”, che svolge la sua attività nel settore della produzione di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili, la “Nau” (“Nuovi assetti urbani”), un’ altra società che aveva acquistato originariamente i terreni del comparto, ma che poi si era trovata in difficoltà economica congelando i lavori. Adesso essi potranno partire, essendo stato chiuso l’accordo con la già citata “Pohl Immobilien” di Bolzano. 

Quanto alla richiesta di mettere in affitto la gran parte degli appartamenti, per “vivacizzare il mercato”, non può non tornare alla mente la generosità con cui furono finanziate da noti immobiliaristi e rispettive società, in occasione delle ultime elezioni comunali a Brescia, nella primavera 2023, le campagne propagandistiche sia della candidata sindaca del Centrosinistra, sia del candidato sindaco dell’Ultradestra. Tutto si tiene in questa città.

UN ALTRO SVILUPPO URBANISTICO PER BRESCIA  E’ POSSIBILE

Eppure un differente modello di sviluppo urbanistico per Brescia ci sarebbe. “Potere  al Popolo!” da tempo lo sostiene, condividendo le proposte di varie associazioni ambientaliste non sistemiche.   Esso si incardina  su una serie di scelte che in conclusione esponiamo. Vorremmo infatti un futuro diverso da quello delle  fallimentari colate di cemento, che da decenni periodicamente si susseguono nel capoluogo. Ma i flop clamorosi dell’ “Hotel Brescia” dietro la stazione, costruito agli inizi degli Anni Novanta e rimasto abbandonato per quasi vent’anni, poi della “Freccia Rossa” non hanno insegnato niente. 

Ecco qui dunque alcune alternative per una Brescia realmente a misura d’ uomo:

-Attuare un “Nuovo Piano di Gestione del Territorio” con l’obiettivo di  “consumo di suolo negativo” superando il concetto di “consumo di suolo zero”. L’ obiettivo è quello del 30% di aree edificabili/edificate da restituire a verde rinaturalizzandole.

-Mettere uno stop all’ edificazione di nuovi centri commerciali.

-Creare piantumazioni diffuse, nelle aree non edificate, di essenze  autoctone (carpini-platani-olmi), da affidare a disoccupati, cassintegrati, possibilmente organizzati secondo schemi mutualistici.

-Attuare progetti di rigenerazione urbana attraverso un puntuale censimento degli immobili vuoti o in stato di abbandono, sia pubblici che privati.

-Rilanciare l’agricoltura periurbana mediante un piano di gestione delle aree comunali per favorire la coltivazione delle molte zone incolte o abbandonate.

FILIPPO RONCHI