Sabato 9 novembre “Potere al Popolo!” di Brescia e Provincia ha partecipato ad un significativo e sentito incontro con una rappresentanza di lavoratori africani che operano presso la località di Torretta Antonacci, situata nell’ agro di San Severo, in provincia di Foggia. In origine, un ghetto come tanti nell’ Italia meridionale, dove vivono in condizioni disumane centinaia braccianti stranieri, che tutti i giorni lavorano le campagne circostanti. Essi si ritrovano in balia di caporali che all’ alba li fanno salire sulle loro auto o sui camioncini per accompagnarli nei campi. Lì restano a lavorare fino a sera, sfruttati da padroni senza scrupoli. Per i proprietari delle terre l’ obiettivo è infatti quello di ottenere il massimo profitto dalle prestazioni lavorative, senza alcuna cura neppure delle minime esigenze dei lavoratori stessi, (vitto, alloggio, trasporto previsti nel contratto agricolo).
CINQUE ANNI FA INIZIA LA LOTTA
Ma, a partire dal 2019, a Torretta Antonacci, qualcosa è cambiato. Il sindacato di base USB ha intrapreso un percorso di alfabetizzazione ai diritti dei braccianti migranti presenti negli insediamenti informali. La vitalità e voglia di rivincita di questi lavoratori extracomunitari si sono dimostrate straordinarie. L’ azione sindacale ha contribuito a rendere consapevoli i lavoratori, sottoposti fino ad allora a uno sfruttamento bestiale, dei diritti di cui erano privi. Li ha aiutati a comprendere la propria identità in Italia, da soggetto beneficiario della concessione del padrone di turno, a soggetto consapevole di essere parte attiva della produzione di ricchezza.
LE CAUSE DELLE MIGRAZIONI
E’ ben noto quali siano le cause che spingono le giovani generazioni africane a cercare una migliore qualità della vita per sé e per le proprie famiglie, tentando la fortuna nei paesi occidentali.
All’origine del fenomeno stanno l’impoverimento economico delle popolazioni del Continente Nero, i numerosi conflitti armati tesi a ridisegnare le influenze nelle sue diverse aree, l’acuirsi della crisi climatica dovuta all’accelerazione dei processi di desertificazione di vaste zone un tempo abitabili.
Per diversi decenni i migranti si sono considerati fortunati per essere riusciti ad arrivare nelle terre ricche dell’ Europa. Ma i soprusi e lo sfruttamento cui venivano sottoposti si sono rivelati sempre più insopportabili. La drammatica, estrema alternativa tra sopravvivere qualche anno nel Vecchio Continente in condizioni di semi-schiavitù o morire subito nel proprio non era più accettabile come destino. Perciò qualcosa ha cominciando a muoversi e la situazione si va modificando.
IL LAVORO NELLA TERRA
Si è verificato infatti un cambio di punto di vista, con il supporto determinante dei sindacalisti dell’USB. E’ maturata la consapevolezza tra i braccianti migranti del concetto di organizzazione collettiva e dell’importanza di un’ azione comune per porre fine alla propria condizione di sfruttamento.
C’è ancora molto da fare e da ottenere, il cammino è difficile, pieno di difficoltà, di trappole (come dimostra la vicenda di Aboubakar Soumahoro che proprio da quelle parti ha avuto origine). Ma intanto i lavoratori della terra extracomunitari africani sono riusciti a passare nell’area del Foggiano da una paga oraria di 3 euro l’ora ad una paga minima di 6 euro l’ora. Da un insediamento informale fatto unicamente di baracche, ad una situazione che vede la presenza di moduli abitativi, di acqua potabile, di strade asfaltate. Permangono ancora le catapecchie ed una carenza igienico sanitaria spaventosa, ma il concetto di lotta e di autorganizzazione è ormai acquisito come metodo per il raggiungimento di una migliore condizione.
L’ ASSOCIAZIONE
Nell’ ambito di questo percorso di riscatto i braccianti di Torretta Antonacci si sono costituiti in Associazione, e l’hanno chiamata “Terra e Libertà”. Si sono riuniti per decidere del proprio futuro. Con questa determinazione i braccianti di Torretta Antonacci, con il supporto dell’USB, hanno lottato per ottenere la gestione della foresteria da parte della Regione Puglia.
Una sfida di carattere strategico, il ribaltamento totale di ogni logica meramente assistenziale, il superamento del concetto che solo le associazioni dei “bianchi” sono in grado di confrontarsi con le istituzioni, l’affermazione di un diritto finora negato dai professionisti dell’associazionismo e della solidarietà caritatevole, spesso interessati più ai finanziamenti che alle condizioni di vita dei beneficiari indicati.
L’ OCCUPAZIONE DELLE TERRE
In un crescendo di iniziative, di assemblee, di manifestazioni, di proteste scritte e gridate, di proposte protocollate ai vari enti il “consiglio di gestione di Torretta Antonacci” ha maturato l’idea che un altro muro doveva e poteva essere abbattuto: la gestione e la lavorazione della terra. Dopo anni passati prestando le proprie braccia per arricchire padroni senza scrupoli e privi di umanità, i braccianti migranti si sono informati, si sono organizzati ed hanno capito che tante delle terre intorno a loro erano in realtà incolte e abbandonate, rese improduttive da logiche speculative indifferenti alla possibilità che lavoratori della terra potessero assumere un ruolo diverso da quello di braccia da sfruttare.
“Non siamo braccia siamo uomini”: questo lo slogan spesso urlato dai braccianti migranti.
CAPITALE E LAVORO NELLE STESSE MANI
Infine questi uomini hanno voluto lanciare una nuova sfida, non solo ai padroni che li sfruttavano, non solo alle istituzioni che li osteggiavano. Una sfida anche a tutti i loro fratelli oppressi: uscire dallo sfruttamento, divenire protagonisti, coltivare la terra per loro stessi, non per il guadagno di qualcun altro.
Hanno deciso di occupare due ettari di terra, hanno deciso di lavorarla e di seminarla, hanno deciso di raccogliere i pomodori, hanno deciso di sentirsi liberi.
Oggi l’ “Associazione Terra e Libertà” vuole dare un segnale di speranza non solo ai braccianti migranti, ma anche a tutti coloro- qualsiasi sia il colore della loro pelle- che intendono tentare di cambiare, di reagire alla passività dilagante nel mondo del lavoro.
Questo segnale deve essere raccolto, deve essere un segnale che coinvolge lavoratori migranti e lavoratori italiani in tutta la Penisola.
Tre milioni di ettari di terreni incolti e abbandonati in Italia, terreni pubblici lasciati abbandonati con interventi di recupero e di affidamento impresentabili, è ora che le terre incolte vadano nelle mani di chi le vuole lavorare, sotto il controllo pubblico ed una gestione cooperativistica.
Per dare forza a questa idea a questo progetto, è nato anche l’ incontro tenutosi a Brescia, dove tutti coloro che possono dare una mano all’esperienza dei braccianti di Torretta Antonacci sono stati invitati a contattarli. E a sostenerli con gesto semplice: prenotare ed acquistare le bottiglie di passata di pomodoro prodotte, mettere a disposizione le loro conoscenze e le loro esperienze per far vivere questa idea in altri luoghi.
DARIO FILIPPINI