ARRIVA L’ “INVERNO DEMOGRAFICO” E PER LE FAMIGLIE BRESCIANE SONO GUAI

Non c’è bisogno di approfondite ricerche per constatare che anche a Brescia e Provincia l’“inverno demografico” è arrivato e sta facendo sentire i suoi pesanti effetti.

E’ una conclusione cui si può giungere semplicemente confrontando le proprie esperienze di vita con quelle delle cerchie di parenti e amici: sempre più anziani e sempre meno giovani. Ma se non occorre scomodare la statistica demografica per rendersi conto della situazione, l’analisi sistematica dei dati rivela dimensioni sempre più preoccupanti del fenomeno dell’allungarsi della vita e del calo della natalità.

Esiste infatti nelle scienze demografiche un indicatore, l’indice di vecchiaia, che esprime il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni e il numero dei giovani fino ai 14 anni.  

Ebbene, a Brescia e Provincia solo una ventina d’anni fa, nel 2003, l’indice di vecchiaia era fissato a 119, ovvero 119 anziani ogni 100 giovani.

Al 1° gennaio 2023, l’indice risulta essere schizzato verso l’alto, perché si riscontrano oltre 170 anziani ogni 100 giovani. Cioè su una popolazione complessiva di 1,2 milioni di persone,ci sono oltre 282mila anziani a fronte di meno di 166mila giovani.

L’invecchiamento della popolazione sembra dunque aver assunto una progressione imponente e sconcertante.

In quasi un’ottantina di comuni bresciani gli anziani sono il doppio dei giovani, con un indice di vecchiaia superiore, quindi, a 200.

Non stupisce che il maggiore squilibrio demografico, con gli anziani che superano talvolta di oltre quattro volte i giovani, si registri in paesi delle valli montane. Ma, nella sessantina di centri in cui l’indice di vecchiaia va da 200 a 300, si collocano anche comuni rivieraschi di tutto rispetto come Toscolano Maderno (265) e Salò (264), comuni dell’Hinterland come Collebeato (265), Bovezzo (240), Nave (232). Ed anche Brescia (197,6) e Desenzano (195,2) superano comunque la media provinciale.

Se va meglio nei Comuni della Pianura Bresciana, dove nella maggior parte dei casi si hanno situazioni di equilibrio tra abitanti anziani e giovani o addirittura talvolta i giovani superano gli anziani, è solo grazie ad una presenza dei migranti decisamente superiore alla media provinciale.

E’ chiaro che un squilibrio demografico come quello che abbiamo delineato genera problemi un tempo inimmaginabili di gestione della vita quotidiana per decine di migliaia di persone, soprattutto quando le “grandi vecchiaie” si accompagnano per lunghi anni, come purtroppo spesso accade, a condizioni di disabilità e non autosufficienza.

Le istituzioni locali in che modo stanno cercando di fronteggiare il problema?

Il Comune di Brescia ha creato la cosiddetta Misura B2 FNA (Fondo non autosufficienze) in applicazione al programma operativo regionale in materia di gravi e gravissime disabilità. Il B2 FNA prevedeva l’erogazione, per l’esercizio 2024-2025, di buoni e/o voucher finalizzati a garantire la permanenza della persona fragile in generale, qualunque sia la fascia d’età di appartenenza, al proprio domicilio e nel proprio contesto di vita. Qui ci soffermeremo però in particolare su ciò che dovrebbe essere garantito per gli anziani disabili dai 65 anni in avanti. Si tratta di tre tipi sussidio a scelta:

  • buono a sostegno dell’assistenza e cura, garantita da personale dedicato regolarmente impiegato, di anziani non autosufficienti;
  • buono a sostegno del caregiver familiare di persone anziane non autosufficienti;
  • voucher per l’attivazione di servizi integrativi, rivolti alle persone anziane con presenza del solo caregiver familiare che assicura il lavoro di cura senza il supporto da parte di personale di assistenza.

Per presentare istanza, dopo l’emanazione di un apposito bando da parte del Comune, ed essere inseriti in graduatoria per ricevere il sussidio era necessario ovviamente compilare l’apposito modulo digitale corredato dei documenti richiesti, ecc.

Qualcosa però non ha funzionato come avrebbe dovuto. Dapprima la pubblicazione del bando, annunciata per aprile, è slittata a luglio. Sappiamo poi che i fondi si stanno esaurendo e non sono rifinanziati. Le spese militari e gli affari vengono prima, per quelli i soldi non devono mai mancare. Così capita sempre più spesso che venga rifiutato il sostegno alle famiglie con anziani in casa.

Si dirà che si tratta di “casi limite”. Ma se si andasse a raccogliere le storie di tanti cittadini e cittadine bresciani, siamo convinti che si scoprirebbero non pochi di questi “casi limite”. Insomma, se l’“inverno demografico” non trova pronto a fronteggiarlo un adeguato sistema di assistenza sociale anche a livello di enti locali, sempre più saranno guai.

E’ per questo che crediamo che anche nella dimensione dell’ amministrazione comunale sia possibile agire in maniera più efficace di quanto sia stato fatto finora. Proposte in tal senso sono state elaborate nel corso degli ultimi anni dalle foze di opposizione ai due blocchi dell’ Ultradestra e del Centrosinistra dominanti a Brescia. Le riportiamo qui di seguito:

  • rafforzare a livello comunale i servizi domiciliari, l’assistenza domiciliare integrata, intensificare l’orientamento ai servizi e istituire RSA -Residenza Sanitaria Assistenziale e residenze protette comunali con canoni accessibili e parametrati al reddito, tramite la ristrutturazione di strutture esistenti (caserme, strutture ospedaliere dismesse ecc.). 
  • favorire il dialogo tra gli anziani, le loro famiglie e i professionisti socio-sanitari che operano nel settore, aumentando gli incontri informativi e formativi;
  • potenziare lo sportello per i lavoratori/trici di assistenza domiciliare, in modo tale da consolidare la regolarizzazione tramite il sistema dei buoni erogati dal Comune, istituendo anche corsi di formazione dal punto di vista cognitivo-comportamentale per garantire un’assistenza più mirata, in modo particolare per le malattie neurodegenerative come le demenze;
  • favorire la realizzazione di progetti di cohousing (creati sulla base di specifici bisogni psico-sociali) tra famiglie, giovani, anziani e disabili, prendendo spunto da progetti sperimentali risultati efficaci e virtuosi in Italia e in Europa, vista l’emergenza causata dall’affanno delle RSA;
  • aiutare la realizzazione di reti di prossimità e socializzazione collocabili in immobili comunali con la richiesta di un canone, quando il reddito lo permetta;
  • incoraggiare e rafforzare il dialogo tra le generazioni favorendo la condivisione, attraverso la creazione di attività di recupero e sostegno scolastico da parte degli anziani per i ragazzi in età scolare o il passaggio di competenze per l’avviamento al lavoro in ambito artigianale e commerciale;
  • potenziare progetti che ricostruiscano ruoli e funzioni sociali dei cittadini anziani, sfruttandone l’esperienza e la competenza, incoraggiando il volontariato e le azioni di salvaguardia e valorizzazione del territorio;
  • incoraggiare lo sviluppo nel territorio di centri diurni, strutture di appoggio per le persone affette da deterioramento e decadimento cognitivo, che forniscano assistenza sanitaria e stimolazione cognitiva specifica, mirata al mantenimento delle abilità residue; 
  • creare sportelli per il supporto psicologico e percorsi formativi per i familiari.

REDAZIONE