LE ELEZIONI EUROPEE NEL BRESCIANO

In Italia alle Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno ha votato in media meno di un cittadino su due. Nel Bresciano però è andata un po’ meglio, in quanto il 60,49% degli aventi diritto si è recato alle urne. Per essere ancora più precisi, le percentuali di affluenza hanno confermato un netto aumento rispetto alle ultime Regionali del febbraio 2023, quando votò solo il 49%, ma una diminuzione rispetto alle Europee di 5 anni fa, quando i votanti furono il 69,38% degli aventi diritto.

Chiaramente il dato in parziale controtendenza rispetto al resto della Penisola è stato influenzato dai 144 Comuni della provincia dove si sono svolte le elezioni amministrative, nel senso che l’impegno della miriade apparentemente indecifrabile delle liste locali, in realtà legate più o meno ai partiti nazionali, ha fatto da traino alle elezioni per Bruxelles e Strasburgo, che hanno beneficiato dei candidati locali i quali hanno indotto al voto più persone.

Certo resta incontestabile che il “primo partito” ormai anche nel Bresciano è quello dell’astensione, ma cerchiamo di essere onesti. Possiamo stare certi che, al di là delle solite frasi di circostanza che esprimono rammarico o preoccupazione per il problema della disaffezione e del malessere dell’elettorato, i politici di Sistema non si sentiranno delegittimati dall’altissimo astensionismo ed inizieranno ad operare indisturbati a differenza di quello che raccontano coloro che esortano a non votare perché così il Sistema crolla. Al contrario, esso non è mai stato tanto forte come dopo queste elezioni europee grazie al fatto che l’antisistema si è autoeliminato. Il risultato della menzogna sull’efficacia dell’astensionismo, a cui purtroppo ha creduto parte del mondo del dissenso, ha infatti permesso al Sistema di vincere praticamente tutti i seggi disponibili con i suoi candidati che da domani inizieranno a decidere senza essere disturbati da alcuno. C’è un’unica eccezione, quella di chi ha creduto nella possibilità di contrastare il qualche modo il meccanismo investendo su una lotta  pagata a caro prezzo sulla propria pelle, ci riferiamo ad Ilaria Salis, per la quale “Potere al Popolo!” ha dato indicazione di preferenza e con la quale dobbiamo provare a lavorare insieme.

Tutti quelli che non hanno votato e hanno indotto a non votare, invece, non sono in grado di indicare soluzioni concrete, alternative alla partecipazione alle competizioni elettorali, tanto più che sono latitanti anche dalle lotte di piazza, di strada o sui luoghi di lavoro.

Tornando al nostro territorio, queste Europee hanno confermato la tendenza già emersa nelle Regionali del 2023, ossia una netta prevalenza del blocco della Destra in provincia con un riequilibrio, rispetto al passato, dei rapporti di forza interni che vedono adesso Fratelli d’ Italia, il partito erede del neofascismo del Movimento Sociale Italiano, vantare una netta superiorità su Lega Nord e Forza Italia. D’ altra parte si riscontra una salda tenuta nel capoluogo dello schieramento di Centrosinistra con un ulteriore rafforzamento del Partito Democratico, che costituisce sempre più il perno di un potenziale “Campo Largo”. Questa dicotomia in fondo può essere vista come la riproposizione nell’ era di Internet della plurisecolare contrapposizione città/campagna che caratterizza la storia locale da almeno tre secoli, a partire dal sanguinoso contrasto tra la Repubblica Giacobina di Brescia del 1797 e il territorio circostante legato alla Serenissima Repubblica di Venezia.

Se infine rivolgiamo lo sguardo a ciò che più da vicino ci riguarda, ossia a quel che è accaduto nel Bresciano all’ Area della Sinistra di Alternativa, Antagonista, di Classe, Estrema, Radicale o come la si voglia altrimenti denominare, alcune considerazioni sono doverose. Qui raffronti con esperienze precedenti sono difficilmente proponibili. Sarebbe priva di senso, ad esempio, una comparazione con le Europee del 2019, quando si presentarono sotto la denominazione “La Sinistra” due organizzazioni, Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista, che in questa tornata sono andate separatamente, la prima nell’ Alleanza Verdi Sinistra (AVS), la seconda nella Lista Pace Terra Dignità (PTD).

Altrettanto problematico risulta un raffronto tra PTD e Unione Popolare (UP), la formazione più recente che si potrebbe vagamente confrontare appunto con PTD stessa. UP a Brescia e provincia aveva partecipato in rapida sequenza a tre elezioni successive: le Politiche del settembre 2022, le Regionali del febbraio 2023 e le Comunali del maggio di quello stesso anno seppur, nell’ ultimo caso, in coalizione con il Movimento Cinque Stelle ed il PCI. Ma, “congelata” Unione Popolare in seguito all’ improvviso e brusco subentro di PTD, una delle componenti principali, la nostra “Potere al Popolo!”, ha optato- come detto sopra- per indirizzare il voto e la preferenza verso AVS e la candidata Ilaria Salis, mentre Democrazia e Autonomia del portavoce dimissionario Luigi de Magistris si è in sostanza estraniata dalla campagna elettorale e non ha espresso un esplicito appoggio alla Lista Pace Terra Dignità.

Di sicuro quest’ultima, nota anche come la “Lista di Santoro”, aveva suscitato in alcuni grandi aspettative. Nata come “lista di scopo” per ottenere la pace nel mondo, capeggiata da un talk-show-man un tempo famoso (ma oggi non più presente sui grandi circuiti televisivi e poco noto tra le giovani generazioni), essa aveva goduto indubbiamente di una visibilità mediatica e di una disponibilità finanziaria sconosciute a tutte le altre esperienze elettorali della Sinistra Antagonista susseguitesi dal 2008 in poi. Michele Santoro, infatti, malgrado il vittimismo carismatico che attualmente lo contraddistingue, aveva potuto contare sul supporto evidente di una delle più importanti televisioni private nazionali, La7, presso cui lavorano numerosi suoi ex-allievi/colleghi. Per almeno due mesi era stato ospitato regolarmente nei talk-show di prima serata di quella rete con spazi riservati di circa mezz’ora. E quando non c’era lui, si potevano trovare i suoi collaboratori e le sue collaboratrici nelle trasmissioni di commento politico del mattino o del pomeriggio. I grandi giornali avevano parlato della “novità”, più nel male che nel bene, ma insomma ne avevano parlato. Il non trascurabile network personale (pagine social, canale YouTube) del giornalista aveva funzionato sul web a pieno ritmo dalla fine dell’estate del 2023 in funzione dell’avventura elettorale. Nella fase finale della campagna si erano susseguiti quotidianamente in teatri, sale pubbliche, piazze allestite, spettacoli/comizi che avevano per protagonista Santoro stesso circondato da attori e cantanti di discreta fama, e dagli immancabili professori universitari. Come è andata dunque nel Bresciano? Si può dire che sul territorio gli aventi diritto al voto un verdetto su questa a quanto pare inestirpabile abitudine di una parte consistente della Sinistra di Alternativa di cambiare simbolo, denominazione e front-man ad ogni appuntamento elettorale lo abbiano chiaramente espresso. Lo si nota indirettamente osservando il successo difficile da negare di AVS, verso la quale sono evidentemente confluiti anche i voti di tutti coloro che nell’ Area della Sinistra Antagonista hanno infine voluto esprimere il loro rifiuto della logica delle liste usa e getta create nella speranza di cogliere il colpo di fortuna che, attraverso l’ex-magistrato, l’ex-presentatore famosi consentano di acciuffare il quorum e l’elezione di qualche deputato.  AVS per il solo fatto di aver mantenuto dal 2022 in ogni scadenza elettorale il proprio simbolo, la propria denominazione, rinunciando a leadership “carismatiche” e puntando in questa occasione su un programma articolato ma ben caratterizzato anche sul tema della pace e della guerra oltreché su candidature, come quella della già citata Ilaria Salis, in grado di recepire ed esprimere istanze di settori fortemente antagonisti, si è ritrovata infatti ad essere il terzo partito a Brescia (con il 9,75%) sopravanzando la stessa Lega ed il quinto nella provincia (con il 5,87%) precedendo nettamente il Movimento 5 Stelle.

Il risultato di PTD si allinea sostanzialmente nel capoluogo, con il 2,17%, a quello del resto del territorio nazionale (2,21%), mentre in provincia appare nettamente inferiore (1,54%). Si potrà certo dire che, facendo un raffronto rispetto alle elezioni politiche, regionali e comunali che avevano visto presente Unione Popolare (ammesso che abbia un senso un’equiparazione del genere per i motivi precedentemente esposti) è andata un po’ meglio. Ma è altrettanto vero che, ripensando alle speranze suscitate, ai traguardi annunciati, inizialmente il quorum poi ridimensionato da Santoro in persona nel corso della campagna elettorale, che aveva dichiarato che il 3% sarebbe stato un successo straordinario, l’esito non è stato quello previsto. E sarà così, a Brescia e provincia come nel resto d’Italia, fino a quando non si ripenserà profondamente al modo di impostare l’azione e la presenza delle organizzazioni della Sinistra di Alternativa, a partire dal mettere un freno alle estemporanee trovate elettorali, agli ego e alla inconcludente autoreferenzialità di improbabili “Salvatori della Pace”.

FILIPPO RONCHI