LA DESTRA-DESTRA DETTA LEGGE IN LOGGIA

Chi credeva che la netta vittoria della grande coalizione di Centrosinistra alle Comunali di Brescia del maggio 2023 avrebbe determinato il declino nel capoluogo per il blocco di Destra-Destra a trazione leghista, dopo poco più di un anno non può non ricredersi. 

Tralasciamo i primi provvedimenti messi in atto o confermati dalla Giunta Castelletti già ad alcune settimane dall’ insediamento (aumento del costo dei biglietti e degli abbonamenti dei trasporti pubblici in piena sintonia con le indicazioni della Regione, mancata costituzione di parte civile al processo Caffaro, conferma della proibizione di Piazza della Loggia per manifestazioni politiche non istituzionali), che pure qualche domanda avrebbero dovuto sollevare nei cittadini appartenenti al campo progressista. Oltrepassiamo perfino ciò che è accaduto a fine gennaio 2024, quando il Consiglio Comunale ha adottato, su pressione della Destra-Destra, una mozione “contro il pregiudizio antiebraico” che richiama la definizione di antisemitismo formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), una organizzazione intergovernativa di 34 Paesi occidentali, Israele, USA e Gran Bretagna in testa.

“Potere al Popolo!” aveva considerato all’ epoca una vergogna assoluta il voto bipartisan del Consiglio Comunale di Brescia che aveva nella sostanza accolto la tesi dei peggiori fascisti israeliani, secondo la quale il sostegno alla causa palestinese è antisemitismo. Si trattava di una offesa ai sentimenti profondi di migliaia di cittadine e cittadini nella città che vedeva da mesi una enorme e continua mobilitazione democratica e antifascista per la Palestina. Quel voto mentre Israele andava a processo per genocidio, dopo che 15.000 bambini di Gaza erano stati già uccisi, senza che una parola su tutto questo fosse pronunciata da piddini, leghisti e postfascisti uniti, costituiva una macchia su Brescia che si ritrovava ad essere una delle pochissime città d’ Italia ad aver visto approvato dal proprio Consiglio Comunale un documento del genere, pur con l’opposizione lodevole di tre consiglieri della maggioranza. Neppure questa enormità tuttavia aveva suscitato preoccupazione nell’ elettorato di Centrosinistra.

Ma ciò che è accaduto negli ultimi roventi giorni di luglio di quest’ anno, non a caso a ridosso della pausa estiva dell’ attività politica, segna una sorta di punto di non ritorno della deriva sempre più destrorsa che ha assunto l’ultima versione del Centrosinistra nel capoluogo.

Ci riferiamo alle vicende che hanno portato all’ approvazione del nuovo Regolamento di polizia urbana che “riforma” quello della non rimpianta Giunta Paroli del 2009, con il voto favorevole- ancora una volta- non solo dei consiglieri del Centrosinistra (a parte un paio di eccezioni di cui parleremo), ma anche dei rappresentanti, entusiasti, dell’opposizione di Destra-Destra.
Quest’ ultima sul tema dell’“insicurezza” in città aveva battuto per mesi, mobilitando i propri attivisti presso l’elettorato di riferimento con una campagna di allarmi, raccolte firme, petizioni, dipingendo Brescia come una città in cui interi quartieri erano fuori controllo, perché ormai caduti in mano a bande criminali, non esitando a screditare di fatto l’operato delle forze dell’ordine.

Il primo sì della Commissione Sicurezza del Comune al nuovo Regolamento di polizia urbana, che include il DASPO urbano (cioè un provvedimento amministrativo preso dal sindaco o dal prefetto, che comporta l’allontanamento, eseguito dalla polizia, da un certo luogo della persona responsabile di una condotta molesta, ad esempio accattonaggio, ubriachezza, che deve inoltre pagare una sanzione pecuniaria tra 100 e 300 euro) come principale novità rispetto al precedente, veniva così considerato dai consiglieri di Fratelli d’ Italia, Lega e Forza Italia e Civica per Rolfi “una vittoria del centrodestra cittadino che anche dall’ opposizione determina l’agenda politica”. In effetti l’introduzione del DASPO urbano era stato un tema fondante del programma per le Comunali del 2023 del blocco reazionario bresciano, che adesso sollecita ad utilizzarlo “per risolvere diversi problemi della città” (cercheremo fra un po’ di ipotizzare quali). Quanto al resto del nuovo Regolamento, la Destra-Destra metteva in risalto come nella sostanza esso ricalchi quello del 2009, ove si eccettuino alcuni ritocchi lessicali.

Il dibattito che ne è seguito nella seduta del Consiglio comunale del 26 luglio non ha fatto che confermare quanto già emerso in sede di Commissione. Da una parte il capogruppo dell’opposizione reazionaria in Loggia Fabio Rolfi- rinnovando la propria soddisfazione- nel suo intervento insisteva con l’affermare che al 90% il Regolamento di polizia locale del 2009 approvato dall’ allora maggioranza di Centrodestra e quello nuovo sono la stessa cosa, a parte l’introduzione del DASPO da lui rivendicato e magnificato, e un po’ di restyling formale. “Politicamente non potevamo chiedere di meglio”, concludeva. 

Dall’ altra i rappresentanti del Centrosinistra di governo- con a capo l’ assessore alla Sicurezza Valter Muchetti presentatore della delibera e vero uomo forte della Giunta-  cercavano di indorare la pillola focalizzando l’attenzione sulla parte sociale del provvedimento caratterizzata dalla previsione di percorsi di reinserimento per coloro che verranno colpiti dal DASPO e rimarcando come la cancellazione di alcuni riferimenti e vocaboli dal testo del 2009  (il divieto di giocare a cricket, le parole “rom” e “prostitute”) portasse al superamento della connotazione etnica e culturale di stampo razzista della precedente versione, anche se poi dal punto di vista della gestione pratica della sicurezza ben poco cambia. La stessa sindaca Castelletti, intervenendo alla fine del dibattito, da un lato ha cercato di sminuire l’importanza del provvedimento “caricato di più significati rispetto a quelli che ha”, dall’ altro ha ribadito (in puro stile ma-anchista) la natura di Brescia come “città aperta e solidale”, ma anche  capace di dare risposte con il DASPO “ad alcune situazioni di criticità che creano disagio” fra i cittadini, tipo non meglio definiti “atteggiamenti sgradevoli e maleducati” o la mitica “movida bresciana”.

Irriducibili nel loro “NO” al provvedimento, così, sono rimasti solo un paio di consiglieri di maggioranza, Valentina Gastaldi di “Brescia Attiva” e Franco Catalano di “Al lavoro con Brescia”, perché il DASPO- essendo un provvedimento che non punisce atti criminosi ma i non meglio precisati “atteggiamenti sgradevoli” evocati dalla sindaca Castelletti- andrà a colpire sicuramente persone che sono portate, per la condizione socio-economica di marginalità in cui sono cadute, a tenere comportamenti “sgradevoli”. E qui non può non venire in mente, ad esempio, tanto per capire concretamente di che cosa si tratta, la situazione dei senza fissa dimora che si aggirano nel Parco Tarello emanando “cattivi odori che infastidiscono i passanti” e per i quali “alcuni” cittadini, come correva voce giorni fa, chiederanno l’allontanamento con apposita petizione. E perché non potrebbero richiederlo, il DASPO, tanto per fare un altro esempio, anche per quegli attivisti pro-Palestina che organizzano da mesi manifestazioni e cortei “molesti” con “urla e schiamazzi” nel centro storico? O, ancora più in generale, per evitare lo “sgradevole spettacolo” degli accattoni attorno alla stazione ferroviaria rimuovendo fisicamente coloro che chiedono l’elemosina e spedendoli lontano?

Tirando le somme, ancora una volta, su una questione non banale e di natura- come dimostreremo- prettamente ideologica, la Destra-Destra bresciana è riuscita ad imporre la sua “egemonia” non contrastata anzi assecondata dal Centrosinistra, che pure aveva fondato la sua campagna elettorale alle Comunali nel maggio 2023 sulla necessità di formare la barriera per impedire il ritorno al potere del fascio-leghismo.

Ma perché parlavamo della natura prettamente ideologica e propagandistica del provvedimento portato avanti dalla Destra-Destra? Perché in una riunione tenuta presso la Prefettura il 25 luglio, cioè proprio il giorno prima della seduta del Consiglio Comunale sopra ricordato, le massime autorità esperte in tema di ordine a livello locale, riunite nel “Comitato Provinciale per l’ Ordine e la Sicurezza Pubblica” formato dal Prefetto, dal Questore, dai comandanti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Stradale, della Polizia Provinciale, della Polizia Locale,  avevano fornito un quadro della situazione molto differente da quello dipinto a tinte fosche dalla Destra-Destra per mesi. All’ incontro erano intervenuti peraltro i già citati Castelletti e Muchetti, nonché gli assessori al Commercio Andrea Poli e al Welfare Marco Fenaroli.

Ebbene, era emerso che sì, esistono a Brescia aree da tenere sott’occhio e che perciò vengono costantemente attenzionate (Piazza Vittoria, Stazione, Freccia Rossa, Carmine dove torme di “ragazzini” creano confusione e preoccupazione tra residenti e commercianti), ma situazioni simili non sono del tutto evitabili nella maggior parte delle città di dimensioni medio-grandi.  E comunque- questo è il punto essenziale- non risultano situazioni reali e concrete di contesti criminali fuori controllo, non si registra la presenza di “bande organizzate” dedite a estorsioni. A parte la maxi-rissa del 2 luglio al Carmine tra gruppi di giovani extracomunitari non si sono verificati interventi particolari, mentre i cittadini sono invitati a denunciare alle forze dell’ordine le condotte realmente illegali o illecite di cui siano a conoscenza o di cui rimangano vittime. Per la stagione estiva, oltretutto, è già stato programmato un piano mirato nelle zone sensibili, che prevede attività di prevenzione e di contrasto dei reati (a partire dai furti nelle abitazioni vuote per le ferie) mediante il rafforzamento dei dispositivi di ordine pubblico, di vigilanza e di controllo. Vere e proprie criticità di rilievo, tali da indurre a paragonare Brescia alla Chicago degli Anni Trenta, insomma non ne esistono, tanto più che la collaborazione tra Prefettura, forze di Polizia ed amministrazioni comunali, nel capoluogo come in tutte le cittadine della provincia, è costante, con scambi di informazioni e contatti continui. Così la realtà concreta, non quella immaginata nelle sue ossessioni dalla Destra-Destra purtroppo ormai egemone, è che allo stato non vi sono necessità di interventi straordinari, mancano riscontri di denunce al Carmine e alla Stazione, periodicamente pattugliati con servizi di “Alto Impatto”. Incrementare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, attuando i controlli con modalità interforze nelle aree più sensibili, è sicuramente sempre possibile, ma nulla giustifica la campagna allarmistica lanciata negli ultimi mesi dal blocco reazionario di opposizione ed avallata nei fatti dalla maggioranza del Centrosinistra che ad esso si è in sostanza ancora una volta accodato nella seduta del 26 luglio 2024.

Per “Potere al Popolo!” rimane aperta all’opposto la necessità rimuovere le limitazioni imposte dall’amministrazione comunale all’utilizzo delle piazze cittadine.

Quanto al DASPO, non può essere applicato come forma di discriminazione e apartheid, poiché nessuna persona va considerata come un problema di “decoro urbano”: Brescia deve restare una città aperta per la piena agibilità politica dello spazio pubblico. E difficoltà che scaturiscono dagli squilibri economico-sociali presenti pure nella ricchissima Leonessa d’Italia, è in ambito economico-sociale che vanno risolte.

“Potere al Popolo!” infine non smetterà mai di rilevare lo strano silenzio di tutti i partiti di Sistema- che tanto declamano e si impegnano sulla “insicurezza” più che altro “percepita”- rispetto al  grave e reale problema costituito dalla infiltrazione della grande criminalità mafiosa nel Bresciano che tiene impegnata con grandi inchieste la DIA attiva ormai da tempo con appositi uffici e reparti anche in città.

FILIPPO RONCHI