I poveri sono poveri.
Non importa se sono bianchi o neri, se sono stranieri o italiani, omosessuali o eterosessuali, se sono donne o uomini.
I poveri andrebbero aiutati sempre.
Per dare loro una seconda possibilità. Per dare loro conforto e le necessità basilari (spirituali e materiali) se non è possibile risollevarli dall’indigenza. Per evitare alla società tutta i malesseri che derivano dall’incancrenirsi di vulnerabilità non curate.
Tra i poveri- se ne è preso atto ormai da un decennio a questa parte- vi sono sempre più spesso i padri separati.

Ci informa Cristina D’Amicis su today.it che “secondo l’Eurispes l’80 per cento dei padri separati non riesce a vivere con ciò che resta del loro stipendio”.
E’ ben comprensibile questa condizione di difficoltà. Immaginate di dover pagare un mutuo o l’affitto per la vostra casa, di non poterci abitare ma di doverne prendere una seconda per voi stessi. Quanto resterebbe del vostro stipendio?
Ecco spiegato il numero dei tanti padri separati che faticano (e questo non significa che le rispettive ex-mogli stiano bene, sia chiaro).

La Regione Lombardia è stata tra le primissime regioni di Italia a dotarsi di una legge a favore delle coppie separate. Essa prevede sia l’ elargizione di una (piccola e temporanea) quota di denaro, sia l’ equiparazione del genitore fuoriuscito dall’abitazione ad una persona sfrattata. Quest’ultimo provvedimento è particolarmente interessante perché a costo zero per gli enti pubblici.
Poi si sono aggiunte tante altre regioni, di destra ma anche di centrosinistra come l’Emilia Romagna. Insomma il problema è assodato al di là degli schieramenti politici.
Anche la città di Brescia si è mossa, con la «Casa dei padri» nel convento di San Gaetano in via Callegari in città, dove sono ospitati 7 padri separati.

Ma se si pensa che il dottor Bruno Capilupi- già medico presso l’ Ospedale Civile e presidente dell’ “Associazione Papà Separati”- denuncia la presenza di 6 suicidi all’anno nella sola provincia di Brescia di padri separati si deduce che l’impegno è ancora insufficiente.
Gli interventi dovrebbero essere più incisivi. Sia sentendo le associazioni e gli esperti del settore, sia in direzione di una maggiore sensibilità delle sentenze verso il ruolo paterno (che proprio l’anti-sessismo della sinistra dovrebbe volere equiparato al materno), sia come welfare nel caso di difficoltà economiche e psicologiche.
Queste potrebbero essere alcune modalità di intervento per affrontare il disagio di una categoria che sulla carta dovrebbe essere privilegiata, ma nei fatti mostra numeri e affanni ben lontani dall’immaginario sul ricco “padre padrone”.
FILOMENO VISCIDO