“MOVIDA DEL CARMINE”: UNA SAGA BRESCIANA

Se le Giunte comunali susseguitesi negli ultimi dieci anni e passa (da quella ormai lontana nel tempo del Centrodestra di Paroli a quelle di Centrosinistra di Del Bono e Castelletti) avessero messo lo stesso impegno profuso per risolvere la “complessa situazione” che nelle serate dei week-end “alza la tensione” al Carmine, nell’ affrontare, ovviamente per quanto di loro competenza, problemi che attanagliano la città come l’aumento della povertà, la crisi abitativa, l’infiltrazione della grande criminalità mafiosa, il dilagare dell’ inquinamento e della cementificazione, il collasso della sanità pubblica, lo strapotere del gigante energetico-finanziario A2A, oggi Brescia sarebbe un po’ migliore. Ma d’altronde va riconosciuto che, oltre i diretti interessati ossia i residenti della zona ed i suoi rumorosi frequentatori nei fine settimana a fini ludico-ricreativi, il “grande tema della Movida del Carmine” appassiona una larga fetta dell’opinione pubblica locale e specialmente i media cittadini in maniera molto maggiore di tutti gli altri argomenti sopra elencati.

E’ anche questo un segno dei tempi, nella Leonessa che ha conquistato la medaglia d’ oro italiana del consumo pro-capite di cocaina, superando di gran lunga Roma, Milano e Napoli, con un valore più del doppio rispetto a quello nazionale: 26 dosi ogni mille abitanti contro la media di 12 nel resto del Paese, come riportato dai dati dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano,

Insomma a Brescia parecchia gente cerca consolazioni a condizioni di vita quotidiana evidentemente piuttosto deprimenti e logoranti dandosi a varie forme di “svago”, che però provocano ricadute sgradevoli su altri concittadini. Da qui scaturisce il corto circuito. Perciò è dal 2012 che si susseguono conferenze-stampa, “Tavoli di lavoro”, diffide, denunce e processi che vedono coinvolti residenti e gestori di locali, Consigli di Quartiere, amministratori, magistratura, forze dell’ordine per venire a capo della “Movida del Carmine”.  

Sarebbe troppo lungo ripercorrerne tutte le vicende (scrupolosamente seguite peraltro dai giornali locali cartacei e on-line, che gli hanno dedicato numerose articolesse oltreché approfondite interviste ai favorevoli e ai contrari per sviscerare i pro e i contro della situazione) sulle quali si potrebbe ormai scrivere un denso volume.

Qui ci interessa esaminare in particolare l’operato della Giunta Castelletti che, in attesa di procedere all’ imponente “riforestazione urbana” promessa in campagna elettorale insieme a tante altre formidabili iniziative sociali e ambientali di cui finora non si è vista traccia, già a poche settimane dall’insediamento, nell’estate del 2023, si è invece decisamente attivata per porre fine una volta per tutte al caos notturno del Carmine sradicandone “gli eccessi e l’inciviltà”. La Giunta ha perciò emanato ordinanze abbastanza draconiane, incalzata come al solito dall’ opposizione di ultradestra formata da leghisti, eredi del neofascismo del MSI e nostalgici di Berlusconi, che- dando credito ad esempio a voci tipo quelle su un presunto “racket del pizzo” cui sarebbero stati vittime proprio gli esercenti del Carmine, poi rivelatesi infondate- in tema di “insicurezza reale o percepita” si vanta adesso di esercitare una sorta di “egemonia gramsciana” in Loggia. Dal dicembre dello scorso anno nel quartiere è quindi in corso una “sperimentazione ambiziosa volta a creare un modello di gestione, prevenzione e contrasto dei disturbi della quiete notturna”, come si può leggere nella presentazione del progetto “Carmine da condiVivere”. L’ obiettivo dichiarato vorrebbe essere quello di affrontare le situazioni critiche derivanti dall’affluenza di tantissime persone a fine settimana nella zona in cui sono concentrati numerosi locali.

Ma che è successo in questi otto mesi del 2024 di “sperimentazione” ?

Sono stati introdotti gli stewards per allontanare persone in stato di ubriachezza molesta, provviste di casse   con musica o di bottiglie di alcolici portate dall’esterno, e qualcuno ha ritenuto che potessero finanche sostituirsi alle forze di pubblica sicurezza per fermare gli episodi di microcriminalità di cui talvolta gruppi di ragazzini extracomunitari si rendono protagonisti nei vicoli (ma questo è un altro problema); sono state collocate transenne agli ingressi con operatori contapersone a partire dal giovedì di ogni settimana; è stata imposta una serie di divieti come quelli riguardanti l’utilizzo di casse per la diffusione di musica all’esterno dei locali e la proibizione di consumo di cibi e bevande in punti considerati critici.

Questa raffica di provvedimenti sta garantendo una più serena fruibilità della zona?

I giovani aficionados della “Movida del Carmine” sono sempre più sconcertati. In alcuni momenti hanno la sensazione di trovarsi in un’ area “militarizzata”, l’ insofferenza cresce, anche perchè dopo la recente approvazione del nuovo Regolamento di Polizia Urbana c’è il sospetto che comincino a fioccare i DASPO urbani contro coloro che non rigano dritto alla movida secondo le indicazioni della Giunta. Persino gli abitanti del quartiere iniziano a chiedersi se non ci sia stata qualche esagerazione nel descrivere la situazione, benchè il problema esista. 

Associazioni presenti sul territorio hanno avanzato varie proposte: aprire le stanze vuote del Parco Odorici per i ragazzi, in modo da farne sale prove musicali; riattivare il bar dello stesso Parco per cittadini di tutte le età. Soprattutto i giovani che vivono il quartiere, non pochi dei quali extracomunitari, hanno bisogno di spazi per la propria socialità. Il tema è mettere insieme in forme di pacifica convivenza i pezzi di una comunità che diventa sempre più difficile da ricomporre.

I progetti istituzionali contro il disturbo della quiete pubblica dovrebbero insomma prevedere anche qualcosa a livello sociale, oltre alle ordinanze restrittive. Ma la Giunta Castelletti da questo orecchio almeno finora non ci sente.

FILIPPO RONCHI