TRASPORTO PUBBLICO NEL BRESCIANO SULL’ ORLO DEL BARATRO

UN  PREMATURO ANNUNCIO TRIONFALE

Il 1° ottobre la rappresentanza sindacale (esclusi i sindacati di base e la UIL)  degli autisti di “Arriva” (l’ azienda privata concessionaria del servizio di trasporto pubblico per la provincia di Brescia) annunciava con toni trionfalistici il raggiungimento di un accordo sul contratto di lavoro. La trattativa era stata condotta tra le proteste degli utenti e le agitazioni dei dipendenti con scioperi e picchetti.  

Le voci della RSU parlavano niente meno che di “un’intesa addirittura migliorativa rispetto alle nostre richieste”. “Brescia farà scuola: è un accordo-pilota che potrebbe venire esteso”- aggiungevano.

Ma a leggere i termini dell’accordo stesso, non si capiva bene da dove potesse scaturire tanto entusiasmo.

In assenza di rinnovo del contratto nazionale, si trattava di un aggiustamento provvisorio che sarebbe rimasto in vigore fino a giugno 2025.

Ma soprattutto il punto chiave consisteva  nella garanzia, che i singoli lavoratori avrebbero dovuto fornire, di una presenza di 23 giorni di servizio al mese senza utilizzare ferie, né permessi, né prendere giorni di malattia e neanche la 104 per chi ne avrebbe avuto diritto. Solo in tal caso l’azienda avrebbe offerto un aumento di 100 euro al mese sotto forma di una tessera-card da utilizzare per la spesa, oppure in alternativa 70 euro in più al mese in busta paga. Agli autisti sarebbero stati dati anche 120 euro netti all’ anno come indennità di uso di “Mydesk”, un applicativo che vale come ordine di servizio e che indica giorno per giorno orari e linee da coprire.

UN’ INFUOCATA ASSEMBLEA DEI LAVORATORI

Nell’ arco di 24  ore, tutto veniva rimesso in discussione. L’azienda cominciava a parlare di fraintendimento sulle somme indicate. I lavoratori venuti a conoscenza di ciò che stava accadendo, chiedevano come mai “Arriva”, che chiude il bilancio sempre con un enorme segno positivo da anni, non avesse cercato di mediare su proposte meno penalizzanti di quelle offerte.

I sindacati di base in particolare denunciavano il fatto che le corse non saltano perché i lavoratori sono fannulloni e non garantiscono sufficienti giorni di servizio. Le corse saltano perché mancano gli autisti. Più di 100 turni sono appaltati a terzisti, che a volte utilizzano i pullman di loro proprietà per aumentare il numero delle corse nelle ore critiche. Da qualche mese l’azienda non è più delle ferrovie tedesche, che riuscivano bene o male a garantire aumenti e premi. Adesso è passata nelle mani di un fondo americano la cui denominazione è già tutto un programma, I Squared Capital (ossia “Io Capitale al quadrato”). Non a caso molti dei suoi dirigenti erano in precedenza dirigenti senior presso Morgan Stanley, una delle più grandi banche d’affari del mondo. La nuova proprietà per prima cosa ha bloccato tutti i precedenti incentivi economici, presentando le proposte di cui abbiamo scritto sopra.

L’assemblea del 2 ottobre, cui hanno partecipato più di 200 lavoratori, ha quindi clamorosamente bocciato all’unanimità l’ ipotesi di accordo portata dalle RSU, ha confermato lo stato di agitazione ad oltranza con nuovi scioperi previsti a novembre e con l’astensione dello straordinario, sia “regolare” che “irregolare”. Ha sollecitato inoltre le RSU stesse ad illustrare all’ ispettorato del lavoro la situazione, per garantire il rispetto della normativa sulla salute e sulla sicurezza. 

LE VITE DEGLI ALTRI (GLI AUTISTI)

Gli autisti di “Arriva” guidano infatti per sei giorni alla settimana, sei o sette ore al giorno, ma stanno fuori casa molto di più. Il “nastro orario” su 14 ore consentito dal contratto, cioè il tempo compreso tra il primo servizio della giornata e la fine dell’ultimo, li costringe a diverse ore di fermata nei parcheggi in provincia o in deposito. E sono pure obbligati a fare gli “straordinari”, che possono portare le ore di guida giornaliere sino ad undici. Un carico di lavoro assurdo, che finisce per non rispettare neppure le nove ore di riposo previste, necessarie tra un turno e l’altro. Il minimo insomma per garantire l’incolumità di chi lavora e dei cittadini che si affidano ai trasporti pubblici.

Per mettere una toppa alle criticità che si registrano negli orari di punta, anche i meccanici che vivono in provincia guidano un autobus con passeggeri a bordo sul percorso casa-lavoro permettendo i necessari raddoppi, cioè le corse-bis. Poi finito il loro lavoro in officina, la sera coprono ancora una corsa verso la loro residenza, portando il bus già al capolinea del giorno successivo. Lo stipendio, al massimo dell’ anzianità e della qualifica, fermo da quindici anni, non supera i 1.700 euro netti e non riesce ovviamente a compensare l’inflazione. E’ cominciata così la grande fuga. Negli ultimi tempi sono passati da “Arriva” 120 autisti che a un certo punto, a causa dello stress allucinante, hanno preferito licenziarsi! Con le patenti e i titoli abilitanti che hanno, possono guidare d’altra parte autobus o camion nel privato e guadagnare da subito fino al 50% in più.

In queste condizioni, il trasporto extraurbano si avvia verso il collasso. La stima è che in provincia di Brescia manchino ormai fra i 70 e gli 80 autisti.

LE VITE DEGLI ALTRI (GLI STUDENTI E GLI OPERAI)

Gli ultimi mesi, da quando c’è I Squared Capital, il “Capitale al Quadrato”, che controlla l’azienda, sono stati caratterizzati perciò dalla soppressione di centinaia di corse giornaliere nel Bresciano. Tra il 26 ed il 30 settembre, solo per fare un esempio, ne sono state tagliate 141 nelle zone del Garda, della Franciacorta e della Bassa! Quasi mai, peraltro, le informazioni a riguardo sono state fornite sugli avvisi presenti nel sito di “Arriva”. 

Ma anche per le Valli la situazione è critica. Si possono immaginare i disagi degli studenti e degli operai, che subiscono quasi quotidianamente ritardi e cancellazioni di corse, o salti di fermate a causa del sovraffollamento di passeggeri che costringe i conducenti a passare oltre. I ragazzi si trovano costretti a chiamare all’ improvviso i genitori, dopo essersi visti sfilare sotto il naso pullman saturi all’ inverosimile. Oppure ad aspettare corriere meno piene, sottoponendosi a spostamenti che, tra tempi d’attesa e percorso, oltrepassano le due ore per coprire distanze di qualche chilometro. E pagando oltretutto abbonamenti salatissimi.

L’ ALTERNATIVA C’E’

Eppure l’ alternativa a questo sfacelo esisterebbe. L’ hanno indicata proprio i dipendenti di “Arriva” nel corso della loro assemblea.

L’ assunzione di nuovi autisti contestualmente a nuove modalità di impegno e stipendi maggiorati senza l’accettazione di condizioni capestro, che rendano più umane le condizioni di lavoro e incentivino a prestare servizio per “Arriva”. Poi la fine della deregulation dello straordinario e il ripristino del riposo obbligatorio, ossia le nove ore tra un turno e l’altro.

Ma soprattutto la proposta di soluzione avanzata dagli addetti è quella della costituzione di una grande compagnia di trasporti pubblica che tenga insieme l’urbano e l’extraurbano. “Arriva” è un’azienda privata senza più la Provincia come garante. Ci tiene ad assicurare evidentemente non tanto il servizio per gli utenti, quanto i compensi dei suoi manager e i suoi dividendi.

Ma Giancarlo Gentilini, presidente dell’ Agenzia di Trasporto Pubblico Locale, già tra il 2003 ed il 2008 consigliere comunale del Centrosinistra,  ha subito fatto sapere che non se ne parla. Perché: “Qui si entra nel merito delle proprietà e delle scelte della proprietà”. Non sia mai. Non ci sono gli strumenti legislativi per fare scelte di questo tipo, ce lo dice l’ Europa… La Regione può soltanto decidere se avere un’unica Agenzia del Trasporto pubblico per tutta la Lombardia o una per ogni provincia, non può intervenire in ambito industriale creando imposizioni così significative, ecc. .

Gli autisti, i meccanici, gli impiegati di “Arriva” la loro risposta avranno modo di renderla nota con gli scioperi di novembre. Poi vedremo cosa succederà.

Nel frattempo “Potere al Popolo!” di Brescia e Provincia esprime la sua piena solidarietà con i lavoratori in lotta, consapevole del fatto che la loro lotta è quella di tutti coloro che credono nella dignità del lavoro. La possibilità di offrire un servizio di trasporto pubblico di qualità ed efficiente passa innanzitutto attraverso il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi addetti.

FRANCESCO ROVARICH